giovedì 23 maggio 2013

Olona: non fermiamoci qui


Buone notizie per il fiume Olona. Da poche ore è stata posto sotto sequesto la INSA srl, azienda che dal 1934 produce detersivi a Fagnano Olona, al confine con Cairate:
«Abbiamo trovato oltre 2 mila metri cubi di rifiuti stoccati in un piazzale nella più totale mancanza di sistemi che evitassero il deflusso di materiali inquinanti negli scarichi – ha spiegato Corbella – si tratta di fanghi e rifiuti che risalgono alle ultime piene dell'Olona degli anni '90». Materiale che ad ogni pioggia veniva dilavato dall'acqua e che finiva direttamente nel fiume. Il tipo di materiale è ancora al vaglio dell'Arpa che sta eseguendo analisi sui campioni e che ha fornito un'importante supporto in fase di ispezione: «Certamente sonio presenti tensioattivi e idrocarburi – ha proseguito Corbella – ma la cosa più inquietante è stato scoprire che nè le acque meteoriche, né la fossa biologica erano trattate ma gli scarichi finivano direttamente nell'Olona».

Ora c'è solo un errore che possono fare i cittadini e le associazioni che nei mesi scorsi hanno promosso una straordinaria campagna di mobilitazione, a seguito della comparsa della schiuma. Una mobilitazione che da Facebook e YouTube (e potremmo parlare a lungo del ruolo dei social network in tutto ciò) si è trasformata in incontri pubblici, serate di discussione, giornate sulle rive del fiume, per approdare, infine, alla Commissione Ambiente di Regione Lombardia. L'errore sarebbe fermarsi qui, pensando che il sequestro di INSA Srl metta fine alle sofferenze del fiume. Sappiamo bene che non è così, che ci sono numerosi altri problemi, sia di natura strutturale (la densità di imprese e persone, lo stato dei depuratori, lo stato delle fognature, eccetera) che di natura emergenziale ma che - di fatto - sono diventati strutturali (gli scarichi in deroga). Sono questi i fattori decisivi, che portano l'inquinamento dell'Olona a livelli intollerabili, mentre eventi incidentali (si fa per dire) come gli atti criminali di INSA Srl non fanno altro che far esplodere la situazione, già strutturalmente compromessa. E' su questi fattori che la mobilitazione di cittadini e associazioni deve continuare a tenere alta l'attenzione perché le istituzioni intervengano con misure che incidano alla radice dei problemi. Insomma: avanti così, come si è fatto finora. La strada è lunga.

Smisurata preghiera – Fabrizio de Andrè




Coltivando tranquilla 
l'orribile varietà 
delle proprie superbie 
la maggioranza sta 
come una malattia 
come una sfortuna 
come un'anestesia 
come un'abitudine 
per chi viaggia in direzione ostinata e contraria 

col suo marchio speciale di speciale disperazione 
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi 
per consegnare alla morte una goccia di splendore 
di umanità di verità 

per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio 
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli 
con improbabili nomi di cantanti di tango 
in un vasto programma di eternità 

ricorda Signore questi servi disobbedienti 
alle leggi del branco 
non dimenticare il loro volto 
che dopo tanto sbandare 
è appena giusto che la fortuna li aiuti 
come una svista 
come un'anomalia 
come una distrazione 
come un dovere 

lunedì 20 maggio 2013

Quando ero piccolo avevo paura dell'Olona


La Lega fa capire che a decidere sul voto possono anche essere fattori minimali e ancestrali dell’antropologia del territorio: l’essere “a monte” o “a valle”, “di qua” o “di là” da un fiume, l’appartenere al centro o alla periferia, alla montagna o alla pianura, il vivere in valli chiuse o di transito, l’abitare nella grande pianura umida ai lati del Po o nelle secche a ridosso della fascia pedemontana. Questi elementi costitutivi importantissimi dell’identità locale, che i partiti della prima Repubblica – in particolare la Dc – avevano magistralmente sfruttato ma anche tenuto a freno, ora riemergono come un fiume carsico, escono dal lungo esorcismo, diventano disgreganti e incontrollabili. Fino a prevalere sulle ideologie, sulle nazioni, persino sulle linee maestre del territorio, come gli spartiacque o i grandi fiumi. La Lega offre uno specchio a queste negatività; dunque ci fornisce, più che una mappa dei paesi, una mappa dello spaesamento. Del quale i simboli – le acque in primo luogo – sono il rivelatore profondo.
Paolo  Rumiz, La secessione leggera
Qualche giorno fa, mentre davo una mano ai volontari che hanno partecipato allagiornata di pulizia delle rive dell’Olona, ho pensato al fiume. Che cos’è un fiume? Linea di confine tra le due sponde, abitate da popoli nemici, o via di comunicazione che si snoda insieme allo scorrere delle sue acque, creando comunità? Energia che fa girare i mulini che macinano il grano, di cui ci nutriamo, o energia che sfonda gli argini, che tracima e invade le città, che distrugge le nostre case? Fogna a cielo aperto, che riporta alla luce cose putride e emana cattivo odore, o luogo del paesaggio, del quale godere immergendosi nelle sue acque?
Ieri sono tornato vicino all’Olona, in occasione della giornata «Caccia ai tesori della Valle Olona», organizzata dall’associazione che sta guidando il percorso verso la costituzione dell’Ecomuseo della Valle Olona. In particolare sono stato a Solbiate Olona, dove i tesori da visitare erano il Cotonificio Pontila mitica «scaletta» (protagonista di tante gare di Ciclocross), la Chiesa del Sacro Cuore (che – mi dicono degli amici – potrebbe essere stato luogo di culto già nel’ottavo secolo) e il Museo Socio-Storico.
Mi è tornato in mente il fiume. E ho ripensato alla sua natura, fatta di aspre contraddizioni. Nel mio immaginario – e penso anche in quello di tanti miei coetanei residenti in Valle Olona – il fiume ha un valore negativo, perché sporco e puzzolente, e perché nel 1995 (se non sbaglio) abbandonò il suo corso per invadare i prati, gli edifici produttivi e le poche abitazioni situate nella vallata, più a monte, e i centri abitati, più a valle. Tra le poche abitazioni situate in valle, a Solbiate, c’era quella di una mia compagna di classe, arrivata in Italia dopo essere sfuggita alla violenza che in quegli anni aveva lacerato la Jugoslavia. Dalla Croazia, per la precisione. Mi ricordo, così, una mattinata di forti sentimenti, a scuola, fatta di parole sussurrate, poche informazioni: una situazione ignota, per noi bambini. Ricordo, poi, che organizzammo una colletta per la nostra compagna. Facevo un sogno ricorrente, da piccolo: l’Olona che straripava e allagava Solbiate. Pochi centimetri, sufficienti a ricoprire i piedi di un’acqua densa e scura.
Inconsciamente – credo – il mio pensiero tiene assieme gli scritti di Rumiz e questo episodio, legandoli alle identità etniche e culturali che nascono al di qua e al di là di un fiume, tenute assieme, ma che alla fine «escono dal lungo esorcismo, diventano disgreganti e incontrollabili». O qualcuno le fa diventare, volutamente, così. «I mediatori internazionali hanno prodotto mappe etniche che anziché frenare le stragi le hanno incoraggiate, offrendo una base giuridica al genocidio [...] Spiegare la guerra con l’odio tribale è come spiegare un incendio doloso con il grado di infiammabilità del legno da costruzione, e non con il fiammifero gettato da qualcuno», scriverà sempre Rumiz, parlando proprio della guerra in Jugoslavia.
Forse è per questi motivi che avevo paura dell’Olona, mentre oggi, grazie anche alle numerose giornate trascorse in Valle, da solo con la bicicletta, con gli amici, con le associazioni e tanti altri cittadini, non ho più paura delle acque dell’Olona che, al contrario, mi sembra una creatura malata, da curare. Il male che ha fatto (anche quello del 1995) era semplicemente scritto nel suo destino di fiume delle contraddizioni. Perché bisogna guardare per terra, all’industrializzazione senza regole e alla cementificazione, quando piove. Non al cielo, pregando che si fermi.
Tutta questa storia per dire che l’Ecomuseo della Valle Olona ci vuole. Perché un Ecomuseo nasce dalla comunità che riscopre e rinnova le sue storie, e la storia dell’Olona non deve essere più una storia che fa paura, ma una storia di progresso e civiltà.

Qui una galleria di foto.

giovedì 9 maggio 2013

L'Olona arriva in Regione

9 maggio 2013. La Regione Lombardia chiama a raccolta gli amministratori del Medio Olona (e di Legnano) insieme a società e enti che condividono responsabilità riguardanti le condizioni dell'Olona. L'occasione è la prima seduta della VI Commissione, presieduta da Luca Marsico (PdL) ex assessore della Provincia di Varese. Non pervenuto il sindaco Melis, mentre era presente l'assessore ai Servizi Sociali, Andrea Aspesani.
Tantissime le cose dette e perciò semplifico andando per punti e riportando parti di interventi, pezzi di analisi, proposte e denunce che più mi hanno colpito:

  • Luca Marsico: le problematiche che riguardano l'Olona andrebbero risolte contemporaneamente. Le responsabilità, però, sono diffuse. Di conseguenza è necessario individuare le competenze, sentire anche comitati, associazioni, l'Unione degli industriali e quindi proporre un quadro sintetico di intervento alla Giunta Regionale. La pista ciclabile - paradossalmente, ma in fondo è un bene - ha acuito la visibilità dei problemi dell'Olona.
  • Celestino Cerana (Marnate) ha messo in fila le cause dell'inquinamento delle acque: 1) depuratori obsoleti che, in caso di piena, funzionano male; 2) scarichi diretti nel fiume, alcuni in deroga, alcuni abusivi; 3) sfioratori* che non lo sono più, nel senso che tracimano anche quando non si è in una situazione di "troppo pieno"; 4) l'impossibilità di effettuare investimenti finché non sarà operativo l'ATO.
  • Consorzio Fiume Olona: necessità di un monitoraggio degli scarichi aggiornati e in aggiornamento, che sia ufficiale. Tra le cause dell'inquinamento delle acque è da annoverare anche l'antropizzazione e l'abbandono delle attività agricole. Il consorzio, all'inizio del secolo, gestiva l'irrigazione di 1.100 ettari agricoli, che sono diventati 700 negli anni '70, 500 negli anni '90, 300 adesso. Sarà inoltre utile superare decisamente i confini amministrativi comunali, costituendo reti che comprendano anche le associazioni e gli enti che condividono competenze o comunque portatori di conoscenze specifiche dato che "non molti esperti conoscono l'Olona". Bisogna infine prendere atto che il Contratto di Fiume (che, in sostanza, prevedeva la costituzione di un tavolo di discussione delle problematiche dell'Olona), istituito nel 2004, non è decollato, nonostante sia una delle vie principali per poter accedere ai finanziamenti europei.
  • Società ambientale Fiume Olona: solamente il depuratore di Gornate Olona è aggiornato e la situazione delle acque, in realtà, non è peggiore di dieci anni fa. Nel 2011 furono chiesti, al Piano d'ambito, 32 milioni per effettuare interventi sui depuratori, dei quali 23 urgenti. 10,3 per Varese, 3,65 per Viggiù, 5,10 per Cairate, 7 per Olgiate (mi sono perso Cantello, ma penso sia il rimanente...). Altro aspetto preoccupante riguarda ciò che entra nel depuratore e che nessuno conosce a causa della "utenza disordinata dell'Olona". Si tratta di un problema che ha assunto oramai dimensione europea. La soluzione passa attraverso la previsione di costi (per migliorare la qualità delle acque) ma anche di ricavi che potrebbero derivare da tutto ciò che sta attorno al fiume (questo passaggio penso meriti un approfondimento).
  • Paolo Mazzucchelli (Cairate): i sindaci sono totalmente impotenti e perciò si auguro che non debba succedere di ritrovarsi in un'aula giudiziaria. 
  • Giuseppe Migliarino (Gorla Minore): la responsabilità è prevalentemente regionale. E' fondamentale, per "curare" il fiume, dividere le fognature (acque bianche e nere) ma i bilanci attuali dei Comuni non permettono interventi decisi in questa direzione.
  • Giorgio Volpi (Olgiate Olona) ha rimarcato la differenza di costo dell'acqua tra Italia e nord Europa: se nel nord Europa l'acqua costa quattro volte tanto è spiegato come mai i fiumi siano quattro volte meglio.
  • ARPA: la presidentessa ha sostenuto che gli scarichi in deroga diretti nel fiume non esistono: passano comunque dalla fognatura. Successivamente la dottoressa Cazzaniga (se non sbaglio) ha invece parlato di una ventina di scarichi di insediamenti produttivi autorizzati a scaricare direttamente nel fiume. Ora: o ho capito male io (possibilissimo) o è la contraddizione è evidente. Comunque è stato ribadito che gli scarichi in deroga non rappresentano una particolare criticità in quanto tali, poiché i problemi derivano anche dagli scarichi industriali che confluiscono nelle fognature, tanto che nei periodi di secca le acque provenienti dai depuratori rappresentano il 60% della portata del fiume. Tutto questo discorso non mi è sembrato per nulla chiaro. Infine, ARPA sta inaugurando un progetto pilota sull'Olona che prevede il posizionamento di alcune sonde multiparametriche che svolgano una funzione di monitoraggio continuo e abbiano la possibilità di fare autocampionamento. 
*Sfioratore: un sistema che consente di allontanare l'eccesso di carico idraulico che la rete può trasportare durante eventi meteorici particolarmente intensi all'impianto di depurazione, scaricando direttamente tale eccesso in acque superficiali.