Il centrosinistra è arrivato a una capacità così sofisticata
di perdere che ci riesce anche quando arriva primo. È una sconfitta di sistema,
provocata da una campagna elettorale rivolta esclusivamente ai propri elettori,
che si è disinteressata di richieste di cambiamento strutturale (prime fra
tutte quelle interne al PD) ormai troppo pressanti e legittime per poterle ignorare,
che ha balenato ipotesi di accordi con una categoria politica, i cosiddetti
“moderati”, che ormai da tempo aveva mostrato la corda e che è stata
impietosamente spazzata via in queste elezioni. Il PD ha anche stretto un patto
strategico con una forza politica, Sinistra Ecologia e Libertà, che purtroppo
non si è dimostrata così attrattiva come le premesse sembravano auspicare. Se
aggiungiamo poi che i sondaggi pre elettorali sono ormai un giochino per
perditempo e che non bisogna dargli retta il quadro è completo.
Certo, col senno di poi son buoni tutti, ma gli allarmi
erano molti e molto evidenti. La grandezza di uno statista si vede dalla
capacità di intuire il pericolo (i cambiamenti in atto) prima che si manifesti
e comportarsi di conseguenza. Ecco, gli attuali dirigenti del PD non possono
essere considerati dei grandi statisti e allora è giusto che si facciano da
parte perché il nostro è un grande partito popolare che può contare su
grandissime risorse e non si può continuare a umiliarle imponendogli di
mettersi in coda.
Non sono un fan del Movimento 5 stelle, e questo si era
capito, ma da democratico non posso che rispettare la volontà popolare e le
istituzioni che i neo eletti del Movimento sono chiamati a rappresentare.
Adesso anche loro hanno la responsabilità di guidare una nazione complessa come
la nostra e saranno chiamati a decisioni difficili, soprattutto in un periodo
storico come quello attuale. Dovranno fare delle scelte, a cominciare dalla
necessità di dare la fiducia in Parlamento a un governo che dovrà
necessariamente affrontare riforme strutturali specifiche altrimenti non potrà
esistere. L’unica alternativa possibile è un governo di unità nazionale che
escluda il M5S ma dal mio punto di vista è un’ipotesi meno attrattiva perché
escluderebbe anche tutte quelle pulsioni al rinnovamento della politica di cui
abbiamo un estremo bisogno. Certo che una cosa non l’ho capita: moltissimi
elettori che hanno votato M5S alla Camera non lo hanno fatto in Lombardia. La
maggior parte di questi voti sono andati a Maroni, quindi a Berlusconi,
Formigoni, CL e compagnia, ciò che c’era di più lontano dal cambiamento cui si
potesse pensare. Forse il fenomeno è più complesso di quello che sembra.
Ma veniamo, per quello che ci riguarda, alle note positive,
chiamiamole così. Il PD è il primo partito a Solbiate Olona. In altre circostanze
avremmo festeggiato. Non abbiamo guadagnato neanche un voto però non li abbiamo
persi, a differenza di PdL e Lega che sono stati i soli fornitori di voti del
M5S. Non era scontato e ne siamo un po’ contenti, rimane il fatto che non
riusciamo a essere attrattivi verso le nuove generazioni ed è la questione di
maggiore importanza che dovremo affrontare in futuro.