di Ivan Vaghi
Tempo fa ho avuto la visione agghiacciante di un nuovo
governo Berlusconi con Monti ministro dell’Economia. Al momento è più probabile
il contrario, cioè Monti bis con il Berlusca al ministero. Cambia l’ordine dei
fattori ma il risultato è lo stesso. Credo che la cosa sia molto meno
fantapolitica di quanto possa sembrare, perché la rimonta del cavaliere oscuro
sarà impetuosa, il centro sinistra sarà incapace di stare alla pari sul piano
della comunicazione (come al solito) e il centro-centro guarderà con molto più
favore verso destra che non verso sinistra. Storia vecchia, cui non saranno
estranee le poderose pressioni del Vaticano: secondo loro al governo è meglio
avere un puttaniere che un omosessuale, tutto il resto non conta niente.
Non fatevi ingannare dalle manifestazioni di antipatia verso
Berlusconi da parte di Monti e dei suoi accoliti, sono fesserie. Maroni ne ha
espresse di più colorite e apparentemente definitive, e invece guardate cosa è
successo. Era tutta una manovra per portare a termine il colpo di stato interno
alla Lega, cioè fare fuori i vecchi e sostituirsi a loro, per poi perseguire la
stessa identica politica con gli stessi mezzi.
Anche i montiani faranno poco gli schizzinosi, sanno
benissimo che da soli non possono fare niente ma sanno anche che nessuno può
fare niente senza di loro: con i pochi voti che hanno saranno comunque in grado
di far eleggere Monti presidente del consiglio, ma al momento è più facile che
ad accettare il passo indietro sia Berlusconi che non Bersani. Tanto il Berlu
sarà in grado di instaurare un feudo indipendente al ministero dell’economia,
cosa che nessuno del PD si sogna nemmeno di pensare.
Ok, da uno scenario del genere siamo ancora lontani, ma c’è
ancora un mese prima delle elezioni e la situazione a parere mio è molto
liquida: c’è una quantità imponente di indecisi e di non votanti da cui potere
attingere, inoltre il Movimento 5 stelle sembra perdere mordente (dal punto di
vista dei consensi) e sappiamo bene quanto sia potente il potere di
fascinazione di sua maestà il siliconato. Dire bugie in campagna elettorale e
promettere cose che non si possono mantenere è una tattica che ha sempre
funzionato, e Berlusconi ne è il capo indiscusso. L’elettorato italiano (e non
solo) ha scarsi strumenti di approfondimento, per non parlare della scarsa
memoria. Avessimo lasciato fare a Berlusconi adesso saremo alle prese con
problematiche economiche e sociali molto più profonde di quelle determinate dal
pagamento dell’IMU, ma gli italiani forse lo hanno già dimenticato. Il potere
del “ghe pensi mi” quindi è ancora intatto e si farà sentire, per non parlare
delle vecchie tattiche politiche opportunistiche cui Monti non farà fatica ad
adattarsi.
Forse ancora non lo sappiamo, ma il prossimo mese potrebbe
essere il più cruciale della storia recente del nostro paese.
1 commento:
Consigli non richiesti a Bersani (di Massimo Gramellini).
Ricominci a pettinare le bambole. Il Bersani presidenziale, in gessato e ingessato, ha perso simpatia senza guadagnare carisma. Smaltita l’emozione delle primarie, il partito strafavorito sta iniziando a rinculare nei sondaggi. Servirebbero Renzi e il pullman dell’Ulivo: qualcuno o qualcosa che parli ai cuori e alle pance. Lei, Bersani, è un politico del Novecento (lo dico a suo merito), più credibile come amministratore pubblico che come seduttore appassionato. Il suo problema è che non dà mai un titolo. Invece le campagne vivono di slogan, messaggi semplici, frasi a effetto. «L’Italia giusta», col suo sorriso ammainato accanto, ha invaso le città come un preludio di quaresima: non ne parla nessuno, nemmeno per dirne male. Le sue interviste grondano buon senso e competenza, ma non contengono una sola idea concreta facilmente afferrabile. Lei non sta dettando l’agenda di queste elezioni. Va sui giornali con argomenti di politichese - l’accordo con Monti, la desistenza con Ingroia - o espressioni vaghe («confermeremo l’austerità, accompagnandola con intelligenti politiche di crescita») che rassicurano i mercati, non le famiglie con due disoccupati in casa. Spezzi il tran tran del vincitore designato, organizzi eventi che attirino l’attenzione. Ma cosa aspetta a coccolare lo spirito anticasta degli elettori, proponendo come primo atto del nuovo governo il dimezzamento del numero dei parlamentari e dei consiglieri locali?
Se non cambia rotta vincerà comunque, ma rischia di vincere male e per poco. Peccato, perché fra quelli in gara probabilmente è il migliore.
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