venerdì 23 dicembre 2011

La piscina di Solbiate e i muscoli di Mr. Melis

C’è una cosa su cui tutti sono d’accordo: la piscina di Solbiate funziona a pieno regime, gli ingressi sono sempre elevati, l’attività agonistica è avviata e c’è spazio anche per attività sociale. Perché allora c’è il rischio che venga chiusa? La storia di quello che sembra un evidente paradosso è abbastanza lunga, per raccontarla partiremo da un atto amministrativo recente, cioè la delibera 168 pubblicata il 6 dicembre, il cui contenuto riguarda la revoca della convenzione “per la concessione in diritto di superficie delle aree comprese nel piano attuativo sito in zona F1 – piazzale dello sport”. Dopo essersi districati nell’inutile burocratese si intuisce che i lavori di ampliamento della piscina vengono interrotti e con essi, di fatto, i rapporti con Swim Planet, il gestore della piscina.

I rapporti tra l’amministrazione comunale e l’allora Ispra nuoto, poi diventata Swim Planet holding, sono cominciati molti anni fa: la piscina, una struttura di proprietà del comune, venne affidata in gestione alla società Ispra nuoto in cambio di un canone di affitto. Il contratto prevedeva che i lavori di manutenzione straordinaria fossero a carico del comune mentre quelli di manutenzione ordinaria fossero a carico del gestore.

In realtà, secondo Mario Cacciapaglia, il responsabile di Swim Planet con cui abbiamo parlato, il comune di Solbiate non ha mai effettuato lavori di manutenzione straordinaria, demandandoli al gestore in cambio del prolungamento del contratto di concessione. Swim Planet è quindi intervenuta costruendo un impianto di filtrazione dell’acqua, sostituendo tutti i vetri della struttura, rifacendo le docce e mettendo mano ad altri interventi, assicurandosi così un contratto di gestione lungo ben 34 anni. Nonostante le spese affrontate la piscina di Solbiate Olona, proprio per i risultati che garantiva, anche economici, restava una delle risorse strategiche della società, che a un certo punto decise di investire ingenti capitali nella costruzione di un impianto più grande. E qui cominciano i guai. Riportiamo le due versioni dei protagonisti, quella dell’amministrazione comunale e quella di Swim Planet.

Interrogato sulla vicenda l’assessore allo sport Pierangelo Macchi ci ha detto, in poche parole, che quelli di Swim Planet volevano fare i furbi cercando tutte le scuse possibili per prendere tempo. In pratica, ogni volta che si approssimava qualche scadenza, presentavano richieste di miglioramento dei lavori o di modifica dei progetti, che richiedevano l’inizio di nuove procedure burocratiche. Come ulteriore danno c’è stato il sacrificio dei campi da tennis, che in tutti questi anni si potevano invece tenere aperti. L’assessore Macchi ha aggiunto che la gestione di Swim Planet è ormai insoddisfacente, perché negli ultimi tempi non venivano più pagati l’affitto e l’acqua e perché la piscina versa in condizioni fatiscenti, di fatto accusando il gestore di non effettuare la normale manutenzione.

La posizione di Swim Planet è invece diametralmente opposta. La convenzione per l’ampliamento venne sottoscritta nell’agosto del 2008 con la precedente amministrazione. Subito dopo si decise di migliorare il progetto con la creazione di un’area relax (sauna, idromassaggio) perché era la moda del momento e perché il mercato lo richiedeva. Il nuovo progetto però non poteva essere approvato perché eravamo nel semestre bianco del sindaco Bianchi, quindi si doveva attendere la nuova amministrazione. Venne eletto Luigi Melis che però era sempre stato dubbioso sull’opportunità del progetto di ampliamento e si rifiutò di incontrare Swim Planet fino a settembre, al ritorno dalle sue lunghissime prime vacanze da sindaco. Il progetto venne comunque accolto ma era necessario far partire tutto l’iter (comprensivo dei vari permessi) che si rivelò lunghissimo anche a causa della non collaborazione (parole di Mario Cacciapaglia) dell’ufficio tecnico del comune, che a un certo punto impose a Swim Planet anche la certificazione del CONI. Si tratta di una certificazione che Swim Planet già possedeva per la parte vecchia dell’impianto e che non aveva intenzione di richiedere per quella nuova, dove non era prevista attività agonistica. L’ufficio tecnico però la volle a tutti i costi e il CONI impose delle variazioni al progetto che portarono via tempo ulteriore perché si doveva ripartire con la trafila burocratica.

Quindi abbiamo già una divergenza di opinioni fondamentale, il comune dice che Swim Planet stava prendendo tempo inventandosi variazioni di progetto, mentre Swim Planet dice che le variazioni e i ritardi erano imposti dal comune. Di sicuro nel frattempo qualche cosa è cambiato nel mondo e la situazione globale di crisi ha investito anche Swim Planet, che adesso si trova in qualche difficoltà economica e ha ritenuto fosse lecito provare a ridiscutere i termini della convenzione. La risposta del comune è stata l’imposizione dell’inizio dei lavori che prevedeva la stretta osservanza di scadenze intermedie. Al primo ritardo di tre giorni su una delle scadenze è scattato il ritiro della convenzione e la richiesta di riscossione (termine tecnico escussione) della fidejussione di un milione di euro che Swim Planet ha dovuto sottoscrivere a garanzia del proprietario dell’impianto (cioè il comune di Solbiate).

Questa la storia e le versioni dei protagonisti. Ma andiamo a vedere le conseguenze: se non rientrerà la situazione di crisi la piscina probabilmente chiuderà finché non subentrerà un altro gestore, cui probabilmente non verrà chiesto di continuare i lavori. Avremo pertanto un cantiere aperto per un tempo indefinito e intanto i campi da tennis li abbiamo persi gratis. Nel frattempo la gestione della piscina potrebbe essere affidata a un gestore pro-tempore nell’attesa dello svolgimento della gara d’appalto, che potrebbe essere scelto, vista l’urgenza della fornitura di un servizio pubblico, senza un bando di gara. Ma soprattutto ci sarà probabilmente una serie di querele e controquerele perché Swim Planet si sente danneggiata e ha intenzione di far valere le sue ragioni in tribunale. Attenzione, la situazione è delicata, perché se il comune di Solbiate riuscirà e riscuotere la fideiussione, che comporterebbe per Swim Planet anche la perdita della gestione dell’impianto, la società è a serio rischio di fallimento, il che vuol dire la perdita di moltissimi posti di lavoro, alcuni anche a Solbiate.

Non possiamo esimerci dal commentare la vicenda, perché a noi questo metodo ha ricordato molto quello che abbiamo già visto in opera con il CAG: c’è una gestione sgradita da “far fuori” e quindi si fa ricorso alla forza, mediante delibere di giunta che fanno appello a cavilli che diano la possibilità di ritirare le convenzioni (guarda caso sempre firmate dalle precedenti amministrazioni). Le conseguenze di queste delibere non vengono però prese in considerazione: non ha nessuna importanza se il servizio viene interrotto, è molto più importante mostrare i muscoli e far vedere chi comanda. In questo caso però, oltre al rischio di perdere la piscina, perché non è detto che si trovi un gestore che abbia la possibilità di subentrare in tempi brevi, ci sono in ballo anche dei posti di lavoro. Ovviamente speriamo, per il bene di tutti, che la situazione si ricomponga, perché la cosa peggiore è sommare nuovi errori a quelli eventualmente fatti in passato.

mercoledì 21 dicembre 2011

Live Report - Consiglio comunale del 21 dicembre

Consiglio comunale lampo: solo due punti all’ordine del giorno, oltre all’approvazione del verbale della seduta precedente – in merito al quale Antonello Colombo ha chiesto delucidazioni rispetto alla costituzione del Consiglio tributario, organo che pare decadrà con l’approvazione della manovra in Parlamento. Consiglio comunale lampo, dicevamo, ma non per questo privo di spunti.

Si parte con una variazione di bilancio: dalla vendita di materiali di recupero della piazzola ecologica sono stati ricavati 11mila euro, destinati al rinnovo di una polizza assicurativa che copre gli apparecchi tecnologici del Comune e ad altre spese “ordinarie”. “Al momento – rassicura l’assessore Gadda – siamo ancora dentro al Patto di stabilità”.

Ultimo punto all’ordine del giorno, andiamo ancora allo sbaraglio. A far cominciare le danze è una mozione presentata dall’ANPI (che trovate cliccando qui), riguardante i fatti di Roma del 15 ottobre scorso.

Dopo la lettura da parte del Sindaco, la consigliera Cassarà ha preso la parola, dicendosi d'accordo con i primi due capoversi e definendo "esasperato" il resto dello scritto.

Antonello Colombo ha detto di sentirsi "in linea con questo odg”, ma precisa che avrebbe preferito fosse più chiaro il concetto di “incomprensibile gestione dell’ordine pubblico”, in particolare riguardo alle azioni intraprese dalle forze dell’ordine, soprattutto per chi era sul campo. Sulla stessa posizione, in seguito, convergerà il sindaco Melis.

Luigi Colombo, capogruppo della maggioranza, ha quindi fatto presente che l'ordine del giorno è stato recepito e sarà messo al voto per intero, e che la maggioranza darà libertà di scegliere secondo coscienza a ciascun consigliere.

Giuseppe Bianchi, supportato in seguito da Matteo Corti, ha invece attaccato la scelta della maggioranza di votare tale documento in Consiglio, peraltro da votare nella sua interezza, "essendo d'accordo su alcuni punti e non su altri".

Il sindaco Melis sembra ora proporre una nuova modalità di voto: approvazione con riserva. I consiglieri si guardano, spaesati, tra di loro. "Quindi votiamo uno alla volta riportando le dichiarazioni?". "No, votate, ma riportiamo a verbale le dichiarazioni appena fatte". "Ma la maggioranza cosa fa?". "Io sono d'accordo con alcune parti e non con altre, che faccio, mi astengo?". "Forse è meglio fare così, astenersi". Attimi di silenzio. Sì, forse è meglio astenersi, se non si è completamente d'accordo. Chi, invece, non ha problemi di questo tipo è il consigliere Costeniero: "io voto contro in toto".

La votazione si conclude con spaccature a destra e a manca (è proprio il caso di dire così): favorevoli Luigi Colombo, Basaglia, Macchi e Zerbi, tutti della maggioranza. Contrari Costeniero (minoranze), Mazzucchelli e Saporiti (maggioranza). Astenuti tutti gli altri. Risultato? Mozione approvata, con 4 voti favorevoli e 3 contrari.

L'ANPI porta a casa i tre punti, seppure con una vittoria solo a metà.

Conclusione con bollicine e panettone. Tanti auguri!

(Noi non andiamo in vacanza, abbiamo un impegno da rispettare - vedi qui sotto. State sintonizzati).

domenica 18 dicembre 2011

Rimanete collegati

La vicenda della piscina di Solbiate sembra arrivata al suo peggiore epilogo: le carte bollate. Il comune di Solbiate ha deciso di ritirare la convenzione con Swim Planet per il proseguimento dei lavori di ampliamento e per la gestione della struttura; da parte sua Swim Planet ritiene di essere stata danneggiata dall'atteggiamento ostruzionistico dell'amministrazione comunale (e dell'ufficio tecnico) e quindi risponderà attraverso il suo ufficio legale. Abbiamo raccolto dati e interviste ai protagonisti, che vi presenteremo su questo schermo nei prossimi giorni.

giovedì 1 dicembre 2011

Stato confusionale

di Ivan Vaghi

Come ben sa chi ci segue e chi è interessato alla vicenda, la chiusura del CAG di Solbiate è stata motivata dai dubbi relativi alla gestione del servizio e dai danni provocati dai frequentatori dei locali. Nel corso del tempo ci è stato più volte detto che il CAG avrebbe comunque riaperto anche se ad altre condizioni, nel frattempo però la nostra amministrazione ha cercato di sbolognare i locali in tutti i modi purché portassero un qualche profitto. Come potete immaginare è successo anche questa volta: una delibera di giunta assegna i locali dell’ex CAG (a questo punto la parola ex è appropriata e irreversibile) a una costituenda società (che quindi ancora non esiste) che li utilizzerà per una futura scuola primaria bilingue, ovviamente privata. I locali quindi passeranno dall’essere adibiti a servizio pubblico (e ricordo che proprio con soldi pubblici sono stati ristrutturati), a luogo di accoglienza per i figli di ricchi personaggi che potranno permettersi la retta.

Altra vicenda, ancora più recente, è la notizia della costruzione di una strada di collegamento tra le due provinciali che attraversano Solbiate. Il sindaco ha assicurato che la strada sarà costruita con i soldi di privati che avranno in cambio la possibilità di costruire un’area commerciale (di cui evidentemente si sente una grande necessità…). Peccato che la strada percorrerà soprattutto il comune di Olgiate Olona, che ha già smentito il nostro sindaco dicendo che non c’è proprio nulla di deciso, anzi, che non c’è alcun accordo con società private e che anche l’area commerciale è solo un’ipotesi, tanto è vero che non è stata nemmeno inserita nel PGT.

Vogliamo sperare che i nostri amministratori siano in stato confusionale, perché se sono veramente convinti di quello che dicono siamo messi male.

martedì 29 novembre 2011

Non ne possiamo più del consumo di territorio

di Stefano Catone

Rimango sempre strabiliato quando l’argomento principale che viene portato per la costruzione di una nuova strada è la costruzione di una strada. Mi spiego meglio: l’amministrazione di Solbiate ha deciso che per alleggerire la quantità di traffico in uscita dallo svincolo di Pedemontana di Solbiate verrà costruita una nuova strada, che, costeggiando il campo da golf, metterà in collegamento la provinciale tra Solbiate e Olgiate (SP 22) e la strada che costeggia l’Iper (SP 2). Da sempre andiamo dicendo che lo svincolo di Solbiate non sarà un bene per Solbiate, perché oltre a radere al suolo un bosco intero – le cui piante non avranno un particolare valore ambientale e naturalistico, ma sempre bosco è – porterà molto traffico in uscita.

Ecco, finalmente abbiamo la soluzione: costruire una nuova strada. Questo tipo di cure omeopatiche al territorio non fanno bene. Dando uno sguardo alla foto qui sotto mi sono detto che siamo arrivati al punto di contatto, o di rottura:


In alto a sinistra potete "apprezzare" il nuovo svincolo, che si chiamerà “svincolo di Solbiate” e la cosa ci rende orgogliosissimi… La linea rossa è la zona in cui verrà costruita la nuova strada, proprio a metà tra Solbiate e Olgiate. Una sorta di linea di confine, di limite ultimo, o peggio, di linea di contatto. Abbiamo stabilito, nella sostanza, che si potrà consumare territorio fino a lì. Si potrà consumare tutto. Già, perché quando si costruiscono strade, calvalcavia, svincoli, rotonde, queste portano con loro edificazione e urbanizzazione del territorio. “Infrastrutture” non è un nome scelto a caso, ma è curioso che vengano costruite prima le infrastrutture delle strutture. La nuova strada sarà finanziata da dei privati, ai quali – se ne è parlato apertamente ieri – verrà concessa la possibilità di realizzare un’area commerciale. “Una tangenzialina”, è stata definita, ma avremmo potutto usare il vezzeggiativo, per lasciare sottinteso che l’impatto ambientale sarà minimo e che, tutto sommato, che sarà mai una tangenzialina, se ci permette di portare fuori il traffico e i mezzi pesanti? Ne sono state fatte tante, di tangenzialine. Ad esempio, la via per Busto, non sarà stata per caso pensata anch’essa, ai tempi, come una tangenzialina? O la via IV Novembre, non avrà svolto anch’essa il compito di “portare fuori il traffico”? Con il risultato di portare il cemento fin lì, e di trovarsi il traffico sotto casa. E se ai tempi una gestione del territorio di questo tipo poteva avere un senso, data l’esplosione demografica ed economica, ha ancora un senso adesso, nelle condizioni in cui ci troviamo? Questa volta arriveremo a cementificare tutto, e quando ci chiederemo dove deviare il traffico sarà troppo tardi, perché i prati saranno finiti.

Ma siccome discorsi di questo tipo difficilmente trovano ascolto, cerco di portare la riflessione sul piano economico. L’incessante urbanizzazione e il modello di sviluppo “per rimediare alla costruzione di una strada costruisco un’altra strada”, di cui abbiamo descritto un esempio perfetto, fanno sì che in Lombardia vengano consumati 12 ettari di territorio al giorno. Un ettaro corrisponde a un quadrato di lato 100 metri: 2 campi da calcio. 24 campi da calcio al giorno, e noi contribuiamo a questo disastro. Il fatto economico sta nelle risorse che la terra è in grado di offrire (ci sarebbero anche le capacità ambientali, legate, ad esempio, alla qualit dell’aria, ma questo è discorso da ambientalisti…), e cioè le risorse agricole. Grano, granturco, soia, riso e molte altre, con le quali sfamiamo noi stessi e sfamiamo gli animali di cui poi ci cibiamo. Ecco, a fronte del consumo di 24 campi da calcio al giorno, esistono Paesi che stanno acquistando porzioni di territorio delle dimensioni della Lombardia, in giro per il mondo. Si tratta di Paesi come Cina, Corea del Sud, Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti. Per capire la portata di questi movimenti economici basta leggere certi numeri. Secondo Oxfam, nell’ultimo decennio una superficie di 227 milioni di ettari, pari a sette volte l’Italia, ha cambiato proprietario. L’ong inglese ha analizzato circa 1.100 accordi relativi all’acquisizione di 67 milioni di ettari: il 50 per cento delle compravendite ha riguardato l’Africa, per un’area pari quasi alla superficie dell’intera Germania.

L’obiettivo è, ovviamente, quello di assicurarsi risorse, o di assicurarsele a dei prezzi ragionevoli, nei prossimi anni. Perché? Perché i prezzi sono destinati ad aumentare. Perché la popolazione mondiale è in aumento, perché la classe media di questi Paesi si sta ampliando – e la classe media vuole mangiare di più e meglio, non si accontenta di una ciotola di riso -, perché dal mais si può ricavare l’etanolo (al momento con forti dubbi sull’economicità dell’impresa, ma con la ricerca chi può dire che il mais non diventi un concorrente del petrolio), perché i prezzi delle materie prime, in alcuni momenti storici, sono fortemente correlati, e se sale il prezzo del petrolio, o dell’oro, o del rame, o dello zucchero, sale quello del grano. E se sale quello del grano potrebbe salire quello del cacao, o del caffè. E se ci si mette di mezzo la speculazione sono guai.

Il grano noi ce lo mangiamo, tutti i giorni, in quantità industriali. Però preferiamo il cemento.

Se siete interessati all’argomento, qui e qui trovate due contributi.

Tutto questo per dire che non condivido e non condividerò mai il consumo di un solo metro quadrato aggiuntivo di territorio. Che dobbiamo partire da qui, dallo stop al consumo di territorio, per pianificare e attuare politiche di lungo periodo.

Per concludere mi chiedo a che punto siamo con il Piano di Governo del Territorio e a cosa stia lavorando la commissione urbanistica, mentre vengono annunciate opere di tale impatto. (E non ditemi che la strada sarà interamente sul territorio di Olgiate, perché è peggio dell’argomento dal quale siamo partiti).

Consiglio comunale del 28 novembre, Live report

Sono state apportate alcune variazioni al bilancio di previsione, dovute a dei cambiamenti nel personale (assisente sociale e Solbiate Olona Servizi) che hanno reso alcuni fondi disponibili, da spendere necessariamente al capitolo stipendi dei dipendenti comunali, già di ruolo. Non essendovi possibilità di utilizzo a causa dei limiti espressi dalla legge, tale cifra è stata destinata alla convenzione con i vigili di Olgiate Olona che svolgeranno un servizio maggiore.

Nel bilancio previsionale, inoltre, erano già state assegnate tutte le risorse per ciascun assessorato. Con la modifica apportatata al Bilancio pluriennale si cerca di correggere il tiro su alcune spese. La variazione più consistente (oltre 200mila euro) è una voce di giro, e cioè la compartecipazione di IVA, contabilizzata come indicato dall’ultima normativa. Il Comune è stato compensato a causa degli ammanchi dell’assitente sociale con 18mila euro. Dal lato delle uscite, 11mila euro sono stati assegnati a un ente che si occupa delle verifiche sull’ICI e ha un costo proporzionato ai maggiori introiti che risultano per il Comune. Sono stati accantonati 20mila euro per la pubblica illuminazione, in caso di aumento delle tarrife. Non è stato accantonato nulla per la neve ma è stato rimpinguato il fondo di riserva, che al momento, con la variazione apportata, ammonta a quasi 60mila euro.

Se non succedono cose straordinarie, quest’anno verrà rispettato il patto di stabilità.

Nel capitolo degli investimenti l’avanzo di 120mila euro è determinato dalla non realizzazione, per quest’anno, del parcheggio del Circolo e da alcune spese non effettuate alla piazzola rifiuti.

La nomina del revisore dei conti è avvenuta con voto segreto, tra i seguenti nominativi: Spagarino Patrizia (2), Rampinini Carlo (0) e Martino Maria Luisa (11), (2 schede bianche e 1 astenuto). Viene quindi nominata Martino Maria Luisa.

Con l’istituzione del Consiglio tributario si apre alla partecipazione dei comuni all’accertamento dei tributi. Si tratta di una normativa esistente dal 1945 ma reinserita con delle modifiche. Ora la normativa offre la possibilità ai Comuni, dal 2012 al 2014, di partecipare ottenendo il 100% dei ricavi. Unico vincolo è che il Consiglio venga nominato entro il 31 dicembre 2011. L’organo è a costo zero e può essere composto sia da dipendenti del Comune che da esterni, purché competenti in materia. Le materie di indagine sono commercio, edilizia, territorio, beni all’estero eccetera. “Dovremo fare gli spioni”, ha sintetizzato, ironicamente, il sindaco Melis.

Il gruppo consigliare Per Solbiate si dichiara contrario perché ritiene che non sia compito degli enti locali, ma degli organi preposti dallo Stato, svolgere tale ruolo. Inoltre si tratta di un compito complesso e che, soprattutto, richiede molto tempo; vengono quindi espresse delle perplessità sulle possibilità, in termini di orario, del personale del Comune di Solbiate di svolgere tali funzioni.

Progetto Solbiate sottolinea come lo Stato centrale continui a caricare i Comuni di responsabilità, sottraendo risorse allo stesso tempo. Soprattutto nel caso dei piccoli Comuni, le possibilità di ottenere un guadagno sono molto risicate.

A seguito degli annunci pubblici fatti dal Sindaco riguardo la realizzazione della strada di collegamento tra SP2 e SP22 (per intenderci, la strada che costeggia l’Iper e la provinciale tra Solbiate e Olgiate), Progetto Solbiate chiede di relazionare nel merito, anche per comprendere come verrà finanziata e l’impatto che questa produrrebbe sul territorio.

Il sindaco Melis risponde che questo intervento alleggerirebbe il traffico su via IV Novembre: con lo svincolo di Pedemontana ci sarà un afflusso notevole di auto nella viabilità ordinaria di Solbiate. Sono già stati fatti incontri preliminari con Olgiate, Provincia e Regione, e il progetto è risultato realizzabile. Esistono anche problematiche legate alle esigenze della Caserma, che si possono soddisfare congiuntamente alle esigenze del Comune di Solbiate. “Il nuovo tratto di strada sarà di competenza provinciale, quindi non ci saranno costi per Solbiate, a fronte di un vantaggio ottenuto dirottando il traffico” – ha proseguito Melis. “Sarà una piccola tangenziale, lunga circa 3 Km, che costeggerà il campo da golf”. Verrà realizzata una rotonda rialzata all’altezza del cavalcavia dell’Iper, il quale diventerà a doppio senso di marcia, lasciando alla Caserma l’utilizzo del tratto di strada attuale. La strada sarà finanziata dai privati che realizzeranno una nuova area commerciale.

Antonello Colombo si dice perplesso sulle esigenze della Caserma, che causerebbero il doppio senso di marcia sul cavalcavia e quindi del sistema viabilistico attuale, voluto e pagato da Solbiate. La Caserma, come la polizia stradale, potrebbe ritagliarsi un suo accesso diretto all’autostrada senza toccare la situazione attuale.


Infine, su interrogazione di Progetto Solbiate, è stato chiarito l’intervento della società Holcim, che possiede delle cave; avendone ampliata una e a ciò è dovuta la loro attività di compensazione ambientale. Solbiate ha dato la disponibilità per la piantumazione della scarpata di via Calvi con alberi autoctoni, per 19mila metri quadrati, con un costo di quasi 70mila euro, completamente a carico della Holcim.

domenica 13 novembre 2011

Sventurata la terra che ha bisogno di eroi (Brecht)

di Ivan Vaghi

La citazione è fin troppo facile. Chi pensa che la fine di Berlusconi sia la soluzione di tutti i problemi e che basti l’arrivo dell’eroe Mario Monti per guidarci verso lidi più sicuri non ha capito che cosa sta succedendo.

Il governo Monti, se tutto va bene allestito in 48 ore (record del mondo), è stato voluto dalla finanza internazionale e dai governi dei paesi che si sentivano minacciati dalla deriva economica del nostro paese (ah, la globalizzazione..), non è stata la scelta democratica di un paese sovrano. Le armi sono diverse ma gli scopi sono gli stessi: Mubarak, Gheddafi, ora Berlusconi, bisogna fare qualcosa per togliere di mezzo i personaggi ingombranti nell’area del Mediterraneo. Siamo considerati una colonia della grande economia mondiale e come tali veniamo trattati, per cui è stata forzata la mano al nostro governo e al nostro presidente allestendo il trappolone dei giorni scorsi, con lo spread che schizza oltre la soglia del logico e senza una reale motivazione economica e finanziaria. Insomma, ci hanno fatto capire che non era più il tempo del cazzeggio ma che dovevamo immediatamente sbarazzarci di Berlusconi, in un modo o nell’altro.

Intendiamoci, è solo colpa nostra, questa sciagurata seconda Repubblica è stata allestita con il consenso dei cittadini, che hanno reiteratamente votato senza sapere cosa stessero facendo. Ora la giusta punizione, un governo funzione del commissariamento straniero, che nessun italiano ha mai votato e che tutti avremmo voluto evitare. Non siamo stati finora in grado di autogovernarci, questa è la verità, però sembra abbastanza chiaro che questa sia l’unica soluzione oggi possibile.

Non cantiamo vittoria per carità, teniamo lo spumante in frigorifero e prepariamoci a fior di delusioni, perché lo scopo di questo governo sarà quello di rimettere a posto i conti, non di risolvere i problemi, e lo farà seguendo criteri che a molti di noi faranno inorridire. Traducendo, sarà molto più facile l’abolizione dell’articolo 18 che non la patrimoniale, e anche sulla nuova legge elettorale comincio ad avere molti dubbi. Insomma, sempre meglio l’eroe Monti che l’eroe Mangano, ma la sventura di questa terra è ben al di là da finire.

mercoledì 9 novembre 2011

La cura

di Ivan Vaghi

Sembra che siamo all’epilogo. Berlusconi ha promesso di dimettersi una volta sbrigate le ultime formalità, che in realtà sembrano l’estremo tentativo di ritardare l’uscita di scena. Vista la situazione è fuori luogo lanciarsi in proclami o scene di giubilo, vale la pena piuttosto riflettere sulla fine di un’epoca, sempre che Berlusconi mantenga la promessa di non ricandidarsi.

Uno dei significati di “cura” è infatti “guarigione”, vuol dire che, forse, stiamo per guarire da una visione distorta della vita e della politica. Stiamo per guarire dall’apparire invece che dall’essere, dal mito delle scorciatoie, dalle risposte semplicistiche a problemi complessi, dai vaneggiamenti del “ghe pensi mi”, dagli ottimismi fuori luogo che non fanno capire i problemi, dalla vanagloria delle corti di servi invece che del nucleo di consiglieri, dalle ostentate feste con le ragazzine. Stiamo insomma per guarire dalla politica vista come luogo al di sopra e al di là dei cittadini, che vive di vita propria con proprie leggi e propri privilegi e che non poteva perciò “curare” una situazione così grave e complessa come quella che stiamo vivendo, proprio perché non ne era per nulla consapevole. Ma la cosa più importante da cui speriamo di guarire è il mito dell’uomo forte, una guarigione che finora abbiamo sempre fallito, vittime di ricorrenti ricadute dovute alle fascinazioni di chi promette di risolvere i problemi con i sorrisi e gli slogan.

Sono consapevole che ho delineato la situazione migliore possibile, date le circostanze, e non sono proprio sicuro che ci sarà una completa discontinuità con quanto abbiamo vissuto finora. Il “berlusconismo” è ancora di là da morire e venderà cara la pelle, ma che si stia aprendo una fase nuova sembra inevitabile.

Ma adesso, nell’immediato, che si fa? Elezioni o governo tecnico? Meglio un governo tecnico, da nominare il prima possibile e con la più ampia partecipazione, per non perdere altro tempo e per sfruttare un minimo di fattore psicologico favorevole, insomma per dare più fiducia ai mercati. Poi saranno forse lacrime e sangue ed è meglio che tutte le forze politiche si prendano questa responsabilità perché, se qualcuno ancora non lo ha capito, siamo sulla stessa barca. Subito dopo bisognerà cambiare la legge elettorale e con quella andare alle urne il prima possibile, perché è necessario tornare alla normalità anche se in una situazione che continuerà a essere difficoltosa ancora a lungo. Rimane il rammarico che in troppi si siano dimenticati del vecchio adagio delle nonne: prevenire è meglio che curare.

domenica 6 novembre 2011

Roma, 5 novembre, inizia la ricostruzione dell'Italia

di Roberto Colombo

Ieri, con due compagni del nostro circolo, ho partecipato a Roma alla manifestazione nazionale del PD. Prima di raggiungere Piazza San Giovanni abbiamo visitato la Capitale toccando alcuni siti istituzionali, iniziando dal Quirinale, con un pensiero riconoscente al nostro grande Presidente Napolitano. Per raggiungere il Vittoriano abbiamo involontariamente percorso Via del Plebiscito dove, davanti ad un edificio senza insegne ne bandiere, stazionavano numerosi carabinieri in assetto di ordine pubblico e una decina di curiosi dietro una transenna. Involontariamente eravamo capitati davanti a Palazzo Grazioli, dove Berlusconi era riunito con il suo entourage, con cui stava concordando le ultime (speriamo) disperate mosse per restare al governo del nostro martoriato Paese. Ripreso il cammino verso il luogo del raduno, ci siamo trovati in un lungo corteo spontaneo, nonostante il divieto imposto da Alemanno, talmente era elevato il numero dei manifestanti. Quale differenza tra il clima sereno e fiducioso della nostra sfilata e la tristezza che emanava quel palazzo blindato! Il destino aveva voluto che contemporaneamente, a distanza di qualche centinaio di metri, si consumava la fine (speriamo!!) del peggior governo della Repubblica e sorgeva l’alba di un nuovo giorno che porterà alla rinascita del Paese. Più che mai indovinata la parola d’ordine della manifestazione: “Ricostruzione”, che è poi stato il leit-motiv dell’intervento di Bersani. Lo spirito della manifestazione è infatti stato quello della proposta, più che della protesta, che comporta l’assunzione di grandi responsabilità per governare il Paese nello stato in cui siamo ridotti. Il nostro segretario ha ribadito che il PD si propone come cardine di un governo di salvezza nazionale, chiamando a collaborare le forze moderate e progressiste, con una chiara apertura nei confronti dell’ l’UDC, ma senza escludere la partecipazione di altre forze di opposizione, quali SEL e IDV.

Considerata la grave crisi economica che coinvolge l’intera Europa, al pari di Bersani, gli interventi di Gabriel (Presidente SPD tedesca) e di Hollande (candidato PSF alle presidenziali francesi) sono stati un invito alla collaborazione e all’azione comune tra i partiti europei di area progressista ed hanno assunto un valore simbolico particolare, se consideriamo che Germania e Francia hanno ispirato gli interventi della UE, che di fatto hanno commissariato l’Italia.

Non è mancato da parte di Bersani, all’inizio del suo intervento, un messaggio di calorosa solidarietà agli alluvionati ella Liguria e della Toscana; con l’impegno del PD a contribuire tangibilmente agli interventi di emergenza, tramite anche una raccolta di fondi già avviata nell’ambito della manifestazione.

Vogliamo sperare che i nostri dirigenti nazionali, davanti all’arduo compito di guida (questo è più di un auspicio) del Paese, che ci attende, mettano da parte i personalismi e siano compatti, come lo sono stati i 100.000 democratici che gremivano ieri Piazza san Giovanni.

mercoledì 2 novembre 2011

Pacatamente e serenamente

Ci sentiamo tirati in causa, eggià. L’ultimo numero di «Echi della Valle Olona» offre “spunti di meditazione ad un noto, conclamato imbecille il quale continua nel tentativo di volermi per forza coinvolgere nel dibattito politico in atto a Solbiate Olona, dibattito che non mi appassiona per niente essendo io allergico alle ideologie politiche”. Il Direttore riprende una critica che abbiamo fatto in questo post: “Tra le tante accuse che, più o meno direttamente, costui mi ha mosso v’è quella di fare un periodico molto scritto e di aver simpatia per la Giunta del sindaco Melis, Giunta della quale sarei addirittura il suggeritore occulto: castronerie da frustrato in cerca di ‘visibilità’! Vale la pena di precisare che […] la simpatia che questo periodico nutrirebbe per la Giunta Melis è la stessa che proviamo per tutti quei gruppi politici (qualche che sia il loro colore) che si danno veramente da fare per la comunità”. L’argomento che viene portato a sostegno di questa tesi è che se chi critica «Echi della Valle Olona» “non avesse delle rancide fette di prosciutto sugli occhi […] si sarebbe accorto che nello scorso numero abbiamo scritto mirabilie su di una bella iniziativa ferragostana del sindaco leghista di Cairate, cosa che avremmo fatto anche se quel sindaco fosse stato del PD, del Pdl, dell’UDC o dell’Italia dei Valori”.

Allora. Siamo chiaramente di fronte a uno straw-man argument: su queste pagine non si è mai scritto che «Echi della Valle Olona» parteggia per uno o più partiti politici, su queste pagine si è scritto che «Echi della Valle Olona» parteggia per La Voce Solbiatese. I riferimenti alle ideologie politiche e ai partiti politici nazionali sono del tutto fuori luogo. Sappiamo benissimo che il giornale in questione dice peste e corna di qualsiasi partito, e sappiamo benissimo che si tratta di una strategia per potersi dire neutrale (alimentando, tra l’altro, il sentimento antipolitico più populista che ci sia, ma questo è un altro discorso) e quindi ribattere con questo – falso – argomento a chi lo accusa di essere di parte. Lo straw-man argument consiste nel distorcere gli argomenti e le tesi avversarie per poterle maneggiare facilmente. Questo ne è proprio un esempio perfetto, perché noi parliamo di politica e gruppi politici locali, mentre per rispondere si passa al livello nazionale. A supporto della propria tesi sarebbe stato molto più convincente un articolo fortemente critico dell’operato della Giunta Melis, che a me non sembra di aver mai visto.

Siccome una disamina di come si è evoluta la linea editoriale nel passaggio da «La Voce Solbiatese» a «Echi della Valle Olona» è operazione piuttosto complessa – che però si può riassumere in: da “critica della vita amministrativa solbiatese” a “a Solbiate succedono solo robe fighissime e raccontiamo cose bella che succedono in Valle, oltre a pubblicare barzellette sconce” – vorrei porre un problema professionale, diciamo così. Nella pagina a fianco a quella che ospita l’editoriale sopra citato campeggia la pubblicità “Luigi Melis Assicurazioni”, occupando circa un sesto della pagina. Nella stessa pagina – ma anche in altre, successive – è ospitato un articolo di Loredana Merlo, moglie del sindaco Melis, collaboratrice e titolare della “casa editrice di Merlo Loredana & C.”, che pubblica «Echi della Valle Olona». L’autorizzazione del Tribunale di Busto Arsizio per dare alla stampe il periodico è sempre la n° 1/05 del 18/01/2005 (la stessa de La Voce Solbiatese), il che fa pensare che la vecchia Voce Solbiatese non abbia propriamente cessato l’attività, ma solamente cambiato nome e Direttore responsabile. Quest’ultima è una finezza, sia chiaro, ma tornando alle prime due osservazioni: è possibile sostenere che non vi sia un minimo, involontario, impercettibile conflitto di interessi?

Faccio un appello, molto simile a quello che fece Ivan: La Voce Solbiatese, o Echi della Valle Olona, torni a essere quello che era, un giornale critico e pungente, che racconta le cose belle e soprattutto quelle brutte di Solbiate, perché è questo il compito dei giornali, è questo che chiedono i solbiatesi: informazione. Tornate a fare le pulci a chi ci amministra. E abbandonate le barzellette sconce, per carità. Sarebbe un'operazione veramente lodevole. Lo dico - anche - da giovane che spera nel cambiamento di questo Paese, un Paese cha ha un disperato bisogno di normalità, in cui i giornalisti facciano i giornalisti, i politici facciano i politici, e le cose vengano raccontate così come stanno.

Lo scrivo pacatamente e serenamente, come ho scritto nel titolo, perché vorrei evitare di esasperare ulteriormente il dibattito.

S.C.

Gran cosa la camomilla

di Ivan Vaghi

Dall'ultimo numero di "Echi della Valle Olona": "resto sempre un po' perplessa quando si usa il corpo delle donne per veicolare messaggi politici, com'è avvenuto durante la festa dell'Unità organizzata dal PD a Roma..". Dal penultimo numero di "Echi della Valle Olona": "la fiera di Cairate ha avuto molto successo tra la popolazione femminile perché era la fiera degli uccelli". Ohibò, sbaglio o qui abbiamo un problema di coerenza? Sempre dall'ultimo numero: "..per offrire spunti di riflessione ad un noto, conclamato imbecille il quale continua nel tentativo di volermi per forza coinvolgere nel dibattito politico..". Siamo un po' nervosetti. Consiglio la camomilla, è una mano santa, soprattutto a una certa età.

lunedì 17 ottobre 2011

Le origini di Pedemontana – la versione dell’ex sindaco Colombo

Della discussione “pubblica” tra l’attuale sindaco e quello vecchio abbiamo già parlato. Andiamo ora a visionare un documento protocollato dalla Regione Lombardia il 31 agosto del 2000 e stipulato tra Regione Lombardia, province e comuni interessati dal progetto (quindi anche Solbiate Olona), enti Parco coinvolti nonché ANAS e Pedemontana. Il documento si chiama “Protocollo di accordo inerente le modalità di definizione delle caratteristiche del sistema viabilistico pedemontano nonché degli indirizzi per le successiva fasi di progettazione” ed è archiviato anche nel nostro comune. Perché il sindaco Melis non ne abbia fatto menzione nonostante sia il documento fondamentale di tutta la vicenda non lo sappiamo.

Il documento si apre con una serie di premesse che per il momento tralasciamo, a parte la considerazione che Pedemontana ha una “priorità strategica” come sancito da una serie di accordi quadro di viabilità. Ci sono poi una serie di articoli tutti abbastanza interessanti: l’articolo 3 ad esempio dice che “il lavoro del gruppo tecnico si svilupperà tenendo conto delle indicazioni espresse dagli Enti Locali”. La frase è ambigua perché “tenendo conto” non vuol necessariamente dire che il parere degli enti locali sarà vincolante, anche se poi dice che “prima dell’indizione di gara ... i risultati, il documento di indirizzi e il capitolato speciale saranno sottoposti a verifica e validazione da parte dei soggetti istituzionali coinvolti”, e quindi anche delle amministrazioni comunali. Il che vuol dire che se i soggetti istituzionali coinvolti non fossero stati d’accordo avevano la facoltà di intervenire. Tutto questo però “prima dell’indizione di gara”. Non sappiamo, perché non specificato, se valeva il concetto del silenzio-assenso e non sappiamo nemmeno in che modo i soggetti istituzionali siano stati coinvolti nella ratifica “del lavoro complessivo svolto”, come indicato dall’articolo. Di sicuro l’accordo prevedeva, come scritto nell’articolo 4, che nel corso dell’elaborazione del progetto preliminare “gli Enti locali interessati dovranno essere coinvolti per la definizione delle concrete soluzioni proposte”. Si chiedeva quindi agli enti locali di proporre soluzioni se quelle stabilite non erano ritenute adeguate, come sottolineato dall’articolo 6 che dice: “i gruppi tecnici ... potranno recepire studi condotti direttamente dai tecnici con le amministrazioni locali”. È importante “potranno recepire”, vuol dire che non erano obbligati a farlo. Da questa prima serie di articoli ci pare quindi di capire che il coinvolgimento degli enti locali sembrava più che altro una formalità, e che l’ambiguità delle formule lasciava ampio spazio a Pedemontana per decidere in autonomia sui progetti operativi.

Sono interessanti anche gli ultimi due articoli, il primo dei quali (articolo 7) dice che Regione, Province e Pedemontana “si impegnano a reperire ulteriori risorse (finanziarie, ndr) se durante il proseguo delle attività dovesse evidenziarsi l’esigenza di procedere ad ulteriori approfondimenti, analisi e verifiche”. L’articolo 8 dice invece che saranno a carico di Pedemontana “tutte le opere connesse e gli interventi di mitigazione e compensazione”. In pratica Pedemontana si impegna a risolvere i problemi previsti e anche quelli non previsti nonché a provvedere alle opere di compensazione, che si presume, visto che non è specificato, debbano essere il frutto di trattativa con gli enti locali.

Da questo documento risulta quindi, al di là delle ambiguità, che Pedemontana ha cercato di interagire con le amministrazioni locali e non abbiamo motivi di dubitare che stia continuando a farlo. È infatti notizia recente che Uboldo ha ottenuto la cancellazione dello svincolo presente nel suo territorio e che la caserma Ugo Mara ha ottenuto una strada privata per l’accesso allo svincolo di Solbiate. Se le cose stanno così allora è possibile continuare ad avanzare proposte purché siano compatibili con le esigenze di Pedemontana stessa (ovviamente a decidere se siano compatibili o meno sarà solo Pedemontana).

Si diceva delle due versioni. L’attuale sindaco dice, in poche parole, che se ci sono delle sofferenze di varia natura in merito a Pedemontana è colpa delle amministrazioni precedenti che non si sono sufficientemente impegnate quando era possibile farlo. Il sindaco Colombo invece, che ha sottoscritto il documento di cui abbiamo parlato, si appella all’articolo 3 dicendo che Pedemontana doveva sottoporre a verifica degli enti istituzionali (quindi anche del comune di Solbiate) il progetto preliminare, e che quindi il consenso degli enti locali era riferito solo a quanto noto in quel tempo, cioè il progetto del ‘99, che era diverso da quello che è stato poi adottato. L’ex sindaco dice, in sostanza, che le variazioni al progetto effettuate dal 2000 in poi non sono state sottoposte a verifica degli enti locali, perlomeno non a Solbiate, e che questo atteggiamento è in contrasto con il Protocollo di accordo firmato da Pedemontana e da tutte le istituzioni interessate. Sulla base di questa violazione è perciò possibile ricorrere contro Pedemontana, non per far cambiare il progetto, perché ormai è in costruzione, ma per ottenere ulteriori opere compensative come stabilito dal Protocollo stesso.

Per quanto riguarda l’accusa che noi stessi abbiamo rivolto all’ex sindaco, cioè la mancanza di comunicazione con i cittadini, Antonello Colombo riferisce che a suo tempo erano stati fatti incontri pubblici sull’argomento, che però sono andati sempre deserti. Purtroppo la memoria non ci aiuta e quindi chiediamo conferma a chi se lo ricorda, anche se forse qualcosa in più di incontri pubblicizzati con manifesti si poteva fare. Purtroppo in questa vicenda c’è un problema di fondo, cioè che Pedemontana ha voluto dialogare con gli enti locali ma non con le popolazioni locali, dando per scontato, o facendo finta di dare per scontato, che questo passaggio fosse a carico proprio degli enti istituzionali. Non ha nemmeno aiutato il fatto che di Pedemontana si parlava da decenni senza che ci fosse un qualche avviso di avvio imminente dei lavori, che infatti sono cominciati diversi anni dopo. Una serie di eventi sfavorevoli? Solo in parte, presumiamo che una maggiore collaborazione da parte delle amministrazioni che si sono succedute in questi anni, oltre, come detto, a una maggiore attenzione sul piano della comunicazione, avrebbe forse migliorato la gestione della vicenda. Certo è difficile auspicare una collaborazione quando l’attuale sindaco non fa altro che dare addosso alle amministrazioni precedenti su qualsiasi cosa. Siccome però noi siamo degli ingenui formuliamo ugualmente l’invito a chi ha e ha avuto a che fare con Pedemonatana, ai cittadini coinvolti e anche a tutti gli altri che pensano di avere idee o soluzioni: riunitevi, parlatevi, provate a cercare, sulla base delle vostre esperienze, accorgimenti utili per migliorare quello che è migliorabile. Di tempo e di spazio ancora ce n’è.

venerdì 14 ottobre 2011

Live Report - Pedemontana

Ieri sera si è svolto un incontro al Centro socio culturale di Solbiate con alcuni tecnici e responsabili di Pedemontana. Erano presenti anche i cittadini solbiatesi maggiormente coinvolti nei disagi causati dai lavori in corso e che più degli altri ne subiscono e subiranno i danni relativi. Diciamo subito che non si trattava di un incontro pubblico, ma di una serata a inviti e già questo non si capisce: vuol dire che Pedemontana riguarda solo alcuni cittadini solbiatesi e non altri? Certo alcuni molto più di altri, ma ci sarà un tunnel e un viadotto che attraverserà il paese per la sua lunghezza massima, come è possibile che alla quasi totalità dei solbiatesi questa cosa non debba interessare?

In ogni caso l’incontro è stato soprattutto tecnico: sono state spiegate le modalità di avanzamento dei lavori, sono stati illustrati i progetti (disponibili per consultazione in comune), sono state fornite informazioni relative agli espropri, agli eventuali danni e alle varie problematiche che in passato avevano preoccupato le famiglie coinvolte.

La questione più dibattuta è stata quella relativa al rumore causato da Pedemontana, sia durante le fasi di costruzione che quando sarà in funzione. Le contestazioni più rilevanti sono state sollevate in risposta al concetto che la soglia di rumore massimo tollerata dalle normative vigenti non sarà superata. Per quale motivo, è la domanda posta dai solbiatesi presenti, non sono state prese misure di contenimento acustico per poter tenere ancora più bassi i livelli del rumore in modo da avvicinarsi ai livelli attuali? C’è sia la tecnologia che la possibilità per farlo, purtroppo non c’è la volontà né la necessità da parte di Pedemontana di provvedere, quindi dovremo accontentarci dei limiti di legge e solo nel caso in cui venissero superati si interverrà in modo opportuno. Qualcuno ha contestato le veridicità delle rilevazioni e delle previsioni che sono però state difese dal tecnico preposto. L’altro grosso problema riguarda il rumore provocato dal cantiere, che procederà anche di notte. Non vorremmo davvero essere nei panni di chi abita sopra, ma su questa questione Pedemontana non comincerà nemmeno una discussione, così è e così sarà.

Il momento di maggiore tensione si è avuto però alla fine, quando il sindaco Melis ha voluto fare una cronistoria di Pedemontana a Solbiate leggendo alcuni passaggi delle varie delibere comunali relative all’autostrada a partire dal 1999, quando con Pedemontana si è cominciato a fare sul serio. La ricostruzione è stata contestata dall’ex sindaco Colombo che di quelle delibere, considerate fondamentali, è stato il firmatario. Il sindaco Melis ritiene che se ci sono dei meriti relativi alla costruzione dell’autostrada vanno riconosciuti alle amministrazioni precedenti, ma se ci sono dei demeriti è giusto che quelle amministrazioni se ne prendano la responsabilità. Tra le altre cose è stato contestata la volontà di costruire lo svincolo, che la stessa Pedemontana, da un suo scritto del ‘99, riteneva inutile. Per quanto riguarda il ricorso al TAR ritirato dall’amministrazione, Melis ha spiegato che sarebbero stati soldi buttati inutilmente e che era meglio concentrarsi sulla contrattazione di nuove opere di compensazione. La replica di Colombo, avvenuta nonostante Melis abbia cercato di impedirla, ha riguardato due questioni. La prima è stata la contestazione della ricostruzione amministrativa e decisionale da parte della giunta dell’epoca, che aveva in realtà ottenuto un accordo su un progetto, vincolandolo alla possibilità di cominciare i lavori, diverso e meno invasivo rispetto a quello definitivo, apparso anni dopo. La seconda è stata l’affermazione della necessità o comunque dell’utilità dello svincolo.

Come detto, tutta la documentazione, anche quella passata, è in comune ed è possibile visionarla con una richiesta di accesso agli atti. Inoltre, a breve, verrà distribuita ai solbiatesi la versione di Antonello Colombo su tutta la vicenda e ci sembra giusto sospendere il giudizio fino a quel momento.

Questo blog però è nato per esprimere delle opinioni e lo faremo, in particolare su due questioni. La prima è nota e ci siamo già dilungati a sufficienza: lo svincolo è inutile e avrà un impatto devastante su Solbiate, per motivi ambientali e probabilmente anche viabilistici. Il secondo motivo su cui invitiamo tutti a riflettere è quello della comunicazione, storicamente deficitaria a Solbiate. Alcune delle persone presenti ieri hanno contestato a Colombo, anche in modo rabbioso, di essere stati tenuti all’oscuro di quanto stava succedendo anche se c’erano tutti i presupposti per ritenere che si stesse cominciando a fare sul serio. Ai solbiatesi non è stato detto niente dei progetti anche negli anni successivi, quelli cioè in cui Pedemontana era entrata in una delle sue fasi “dormienti”, nonostante ci fosse tutto il tempo per discutere con i cittadini, prepararsi adeguatamente a un eventuale inizio dei lavori e concordare con la popolazione le eventuali opere compensative. Non è successo niente di tutto questo ed è stato sicuramente un errore grave. Noi siamo quelli che vogliono un maggior coinvolgimento dei cittadini nelle questioni che li riguardano, e un’opera come Pedemontana non è qualcosa che può essere gestita solo negli uffici tecnici dei comuni senza chiedere aiuto, consiglio e volendo anche sostegno da parte di tutti. La rabbia emersa ieri da parte di alcuni solbiatesi non può che darci ragione. Intendiamoci, non è che l’attuale amministrazione brilli per comunicazione. È vero che c’è stato sostegno e aiuto alle famiglie maggiormente coinvolte, anche perché i lavori stavano per iniziare e quindi era in un certo senso doveroso, ma l’incontro di ieri, come detto, non era pubblico. Non c’era nemmeno la commissione viabilità, così come non c’era la commissione urbanistica o quella dell’ambiente: come è possibile che i nostri commissari non debbano partecipare a un incontro sull’opera pubblica più importante dall’epoca dell’autostrada dei Laghi (anni ‘20)? Forse abbiamo concetti diversi di comunicazione, per noi vuol dire condividere, per qualcun altro solo far sapere alcune cose.

mercoledì 5 ottobre 2011

Siccome abbiamo scritto in contemporanea, di getto...

...pubblichiamo entrambi i contributi.

I miagolii della vocina solbiatese

di Ivan Vaghi

C’era una volta la Voce Solbiatese, un giornale a distribuzione gratuita magari discutibile nei contenuti, ma che forniva comunque una visione dei fatti alternativa a quella ufficiale, gestita e controllata dalla maggioranza amministrativa. Le posizioni discordi sono il vanto della democrazia e quindi la sua presenza era giusta e necessaria. Poi però si è autocensurata per lasciare il posto a un altro giornale, Gli echi della Valle Olona, che ha il compito di accontentare le manie di grandezza del suo direttore, fare da cassa di risonanza alla propaganda del sindaco e dare la possibilità alla maggioranza amministrativa di gestire e controllare l’informazione fornita ai cittadini. Guarda un po’. Pensavamo quindi che la vecchia Voce si fosse persa e invece no, è magicamente ricomparsa sotto forma di un foglio ripiegato in 4 e scritto fitto fitto. Una vocina appunto, quasi tenera se non fosse anche abbastanza patetica.

La vocina ha emesso un miagolio di solidarietà al lavoro dell’attuale amministrazione (che fa tutto sempre bene e che non sbaglia mai) e un altro di accusa alle opposizioni, tacciate di “menzogna scientifica e truffa ideale”. Ciumbia, siamo al virtuosismo dialettico. Ma c’è anche di meglio, anzi di peggio, perché si invita ad “abbandonare la strada delle contumelie, dei chiacchiericci e delle contrapposizioni speciose”. Ma come cacchio parlate? Pensate di essere più incisivi se usate termini che non sono più in uso dal 1840? Sembrate solo più ridicoli di quello che siete diventati.

Non è il caso di entrare nel merito dei contenuti dei miagolii, quelli sì ricchi di “menzogne scientifiche”. Il tempo, si sa, è galantuomo, e verrà a riscuotere senza fare sconti. Sappia l’autore dell’articolone fitto fitto, che non basta manipolare i fatti per avere ragione, magari mostrando solo quelli che fanno più comodo e omettendone altri. Mi volevo invece soffermare su alcune “chicche”, come le chiama lui.

Ad esempio “la maschia assunzione di responsabilità dell’attuale Giunta” in relazione alla vicenda dell’assistente sociale. A parte il termine da fascista incartapecorito, che ci fa capire con chi abbiamo a che fare, usare il fallimento personale di un individuo, che ha determinato la sua scelta di delinquere, per farsi della propaganda a buon mercato, non è assunzione di responsabilità, è sciacallaggio. C’erano altri sistemi per riparare al danno alla comunità e per mettere Yacine di fronte alle sue responsabilità, ma si è scelto il modo che, secondo loro, avrebbe accresciuto il loro prestigio di amministratori. Tenetevelo tutto il vostro prestigio e godetevelo.

Il registro poi cambia grazie alla battuta del secolo: “i giornalisti del Varesotto sono famosi per equidistanza ed indipendenza”. AhAhaHHaHAAHaaAHAHhAh. Buonissima, questo signore dovrebbe fare il comico, ma credo di averglielo già detto in un’altra occasione.

C’è poi tutto un discorso su Pedemontana e sulle responsabilità delle amministrazioni precedenti. L’articolista è poco informato, perché è proprio la documentazione esistente che mette l’attuale amministrazione di fronte alle sue pesanti responsabilità. Ma in questo caso, come negli altri in cui, con inspiegabile livore, vengono attaccati i precedenti sindaci (che per inciso non sono i miei ideali di amministratori, anzi), è giusto che siano loro a rispondere.

Infine la figuraccia del penultimo consiglio comunale, quello in cui i consiglieri di maggioranza non si sono nemmeno degnati di partecipare, fatto derubricato in “ritardo motivato di due consiglieri”. Palle, ma di questo abbiamo già parlato.

L’ultima accusa è ancora rivolta alle opposizioni che non sarebbero in grado di produrre uno straccio di progetto per il governo di Solbiate Olona. Curioso che a dirlo sia qualcuno che non ha ancora stilato il PGT nonostante sia in lavorazione da un paio d’anni. Avete bisogno di aiuto?

Concludo rivolgendomi alla Voce Solbiatese, quella vera, e ai suoi redattori, quelli veri: riappropriatevi del vostro giornale, tornate a scrivere quello che vi sentite e in cui credete, non c’è bisogno di rincorrere il consenso a tutti i costi passando sopra i propri principi. Fa niente se riceverete critiche da parte di chi non la pensa come voi, almeno una volta pensavate, adesso invece fate solo gli aiuti scudieri ed è degradante. Credo anche che non ve lo meritiate.


Giù le mani dall'arancione

Ho ricevuto un A4 arancione, piegato in due. Una frase in primo piano, in prima pagina, a fare da cornice:

I popoli non vivono soltanto di chiacchiere e di progetti astratti, ma anche di pane e companatico.

Dato l’arancione, ho pensato che fosse il sindaco Pisapia che citava Bob Kennedy. Poi mi sono reso conto che la firma è: “dal discorso del sindaco Luigi Melis…”. E allora ho pensato che fosse Pisapia che citava Melis. Poi ho visto il simbolo, appena sopra, “La Voce Solbiatese”. E allora ho realizzato che era Melis che citava Melis.

Nelle quattro paginette ci sono una serie di risposte a delle critiche che i gruppi di minoranza hanno sollevato durante l’estate, riguardanti l’addizionale IRPEF, il “caso assistente sociale”, i tagli alla spesa e Pedemontana.

Siccome (adattiamo l’attacco del foglietto arancione alle nostre esigenze) “come gruppo politico quello di “Voce Solbiatese” Stefano Catone non è molto incline ai proclami [e meno male, con tutti questi giri di parole n.d.a.] alle interviste ed alla semina dei dubbi”, rileviamo solo un paio di passaggi divertenti.

Vengono accusate le minoranze di “esserci o farci”, dato che hanno protestato contro l’addizionale IRPEF, che è stata “concessa” dal Governo centrale che è composto da esponenti degli stessi partiti a cui loro appartengono. Verrebbe da chiedersi come hanno votato, votano e voteranno i membri de La Voce Solbiatese.

“Ma se è proprio la maschia assunzione di responsabilità dell’attuale Giunta”. Niente, solo per dire che “maschia” mi ha fatto riderissimo.

Infine, una frase da scolpire nella pietra, a futura memoria: “Sebbene con qualche sostenibile sacrificio ambientale, la Pedemontana favorirà lo sviluppo della nostra zona”. “Qualche”?! “Sostenibile”?! Ma avete visto che c’è giù in Valle? “Favorirà lo sviluppo della nostra zona”: in God we trust, all others must bring data, giusto per chiudere, dopo aver aperto, con una citazione.

S.C.