venerdì 31 luglio 2009

La doppia morale (papi chulo)

Presumo che in questi anni a tutti sia venuto il sospetto che il nostro Presidente del Consiglio non sia propriamente un esempio di virtù coniugale, cosa peraltro da lui mai nascosta. Come si procuri le amanti sono affari suoi, diventerebbero affari nostri nel momento in cui le sue amanti finissero in Parlamento, ma anche di questo c’è solo il sospetto (per ora) e poi comunque è un altro discorso. Nessuno qui ha intenzione di puntare il dito o predicare morale sui comportamenti individuali e privati, a meno che non venga violata la legge è ovvio, ma una considerazione di carattere generale forse è opportuno farla. La domanda è molto semplice: con quale coerenza individuale e soprattutto politica un personaggio che si appoggia con molta enfasi su alcuni dei valori tipici del conservatorismo, è cioè la famiglia e il senso religioso (solo quello cattolico però), si può vantare di relazioni sessuali al di fuori della sua vita coniugale? Cosa c’entrano tra di loro il Family day e le escort? Come si fa a corteggiare la dottrina cattolica e avere alle spalle due divorzi? Rispondere che non c’è relazione e che si tratta di pura incoerenza, se non di vera e propria presa in giro di chi in questi valori ci crede davvero è forse troppo semplice. Credo che per capire meglio il fenomeno bisogna esplorare il concetto della doppia morale, quel concetto cioè che pone i potenti al di sopra delle leggi non scritte del vivere civile (e ahimè molto spesso anche al di sopra delle leggi scritte). “Io sono un potente e faccio quello che voglio” è una cosa comunemente accettata soprattutto da chi questo tipo di arroganze le subisce, cioè tutti noi. I potenti sono pieni di privilegi, hanno i posti riservati, non fanno le code, non subiscono quella cosa noiosa chiamata meritocrazia, creano connessioni con altri potenti per mantenere la maggior parte possibile del loro potere e il più a lungo possibile. E noi invece di incazzarci li idolatriamo. Loro questo lo sanno bene, sanno che la maggior parte della gente vorrebbe essere come loro e quindi la loro esistenza diventa la possibilità per tutti che si potrebbe un giorno essere così. Se c’è un re vuol dire che un giorno anche io potrei essere un re e quindi voglio che continui ad esserci. E’ un ragionamento un po’ contorto, ma per intenderci è lo stesso che sta alla base della mania per le lotterie, tutti giocano anche se tutti sanno che praticamente non ci sono possibilità. Il mondo dei privilegi è quello della doppia morale: un potente può dire e fare quello che vuole, perché lui è un potente ed è giusto così. Mao diceva che ribellarsi è giusto, ma non aveva capito niente e comunque non aveva a che fare con le veline, le televisioni spazzatura, il Billionaire e i telegiornali in cui ti fanno vedere solo le meraviglie del mondo dei ricchi. E non poteva nemmeno immaginare che nell’Italia del ventunesimo secolo la donna venisse ancora più disprezzata che nella Cina degli anni ’50 e ridotta sempre più ad un mero oggetto sessuale. Le nostre bambine da grandi vogliono fare le veline, e le loro mamme non vedono l’ora che crescano perché in fondo a molte delle nostre donne di essere così tanto disprezzate piace da morire. Dal papi di turno le loro figlie ce le porterebbero di persona, purché si possa vivere in quel meraviglioso mondo dei ricchi e dei privilegi. Mi piacerebbe citare nuovamente Mao e dire che rimango lungo la riva del fiume ad aspettare che passi il cadavere del mio nemico, ma è un’altra cosa su cui Mao si sbagliava. Se mai passerà qualche cadavere sarà solo quello dell’orgoglio di essere persone, che devono essere rispettate in quanto tali. Mi sono anche stufato di chiedere conto a tutti quei fenomeni che sbandierano la loro fede religiosa e poi sbavano per Berlusconi e votano Lega, quelli che fanno la comunione e poi dicono che gli zingari vanno messi tutti al muro, quelli che non riconoscono nello straniero il proprio fratello (anzi). Difficile aspettarsi qualcosa da queste persone perché loro non si aspettano niente da se stessi. Aspettano solo di morire cercando di vivere il meno possibile. Non si sono mai fatti delle domande sul Vangelo figuriamoci se si fanno delle domande sul concetto della doppia morale. Casomai non si fosse capito sono abbastanza pessimista sui nostri anni a venire e la conferma mi viene proprio dalla reazione degli italiani a questa storia di donnine facili e di primi ministri: in un qualsiasi paese civile Berlusconi si sarebbe dimesso, da noi pacche sulle spalle e sorrisetti compiacenti, al limite il tutto viene liquidato come gossip o intrusioni nella vita privata. Manca completamente la tendenza a voler essere orgogliosi delle nostre istituzioni nazionali, di fatto la deriva dello Stato. Peccato che su quello Stato alla deriva ci siamo tutti noi.
Ivan Vaghi

mercoledì 29 luglio 2009

Le mozioni dei candidati

Nel caso ci fosse qualcuno interessato, le mozioni dei quattro candidati alla segreteria del Partito Democratico le potete trovare a questo indirizzo: www.partitodemocratico.it/dettaglio/84175/idee_a_confronto.
Prossimamente su queste pagine i commenti sui programmi dei candidati e il cammino di avvicinamento al congresso da parte del circolo di Solbiate Olona.

sabato 25 luglio 2009

Politica e politici

Approfitto del fatto che Stefano sia in vacanza e mi abbia dato “le chiavi” del blog per approfondire un concetto che di solito lascia tutti molto indifferenti, se non addirittura scostanti. Cosa in effetti molto poco pubblicabile di solito. Cercherò per lo meno di essere breve. Andando a vedere il continuo aumento dell’astensionismo e la deriva dei votanti verso i partiti meno “tradizionali” si può intuire come la gente veda sempre di più la politica come una sovrastruttura complessa, forzata, sostanzialmente inutile e lontana dalla realtà. Primo errore, quella non è la politica, sono i politici. E i partiti, che poi sono un insieme di politici mentre dovrebbero essere il riferimento della politica. Non voglio ingarbugliarmi con le definizioni, dico solo, per semplificare, che la politica è quella cosa che serve a risolvere i problemi della società in cui viviamo, e quindi per definizione non può essere una cosa brutta e cattiva. Però lo diventa quando viene gestita male, e se si allontana dalla gente vuol dire che chi la gestisce, i politici appunto, non ci sta capendo niente. Quelli che ci capiscono invece ne approfittano ma i risultati sono perlomeno discutibili. Chi dovrebbe rimediare? Noi, è ovvio, noi gente comune. “Il sonno della ragione genera mostri” diceva quel tale, parole sante, e allora bisogna svegliarsi, è evidente. C’è una cosa molto semplice che bisognerebbe fare per cominciare, ed è quella di non confondere la politica (che è cosa buona) con i politici (spesso non buoni), e cominciare a fare politica, che altro non è che interessarsi di quello che succede (interessarsi sul serio però, non limitarsi ai titoli dei giornali), elaborare un’opinione e condividerla. Tutto qui, non è che costi così tanto, non bisogna per forza diventare attivisti di partito (che anch’essi, per lo stesso ragionamento fatto finora, necessitano a parer mio di ripensamenti e riorganizzazioni). Mi aggancio a una frase che ho sentito spesso dire al mio nuovo sindaco, Luigi Melis, e giuro che non lo faccio per polemica ma la uso solo come esempio. Lui ama dire: “noi non facciamo politica, siamo amministratori”. Curioso, dal momento che la parole politica vuol dire letteralmente “la gestione della città”, quindi dichiarando di non fare politica sembra voglia dire in realtà che non ha nessuna intenzione di amministrare, entrando in contraddizione. In realtà, come ho spiegato finora, questa è una frase figlia di quel distacco dalla politica, o meglio, da come la politica viene gestita dai politici, che sta mandando in confusione un po’ tutti quanti. Concludendo, c’è in giro una certa politica che ha tradito la sua “missione” conciliatrice, e certi politici che se ne approfittano e sperano che continui il nostro sonno. Non diamogli retta, svegliamoci.
Ivan Vaghi

lunedì 20 luglio 2009

Consiglio comunale n°1

di Ivan Vaghi

Di spunti ce ne sono stati, e alcuni di questi generano perplessità, almeno nel sottoscritto. Non entro nelle questioni tecniche delle variazioni di bilancio, mi fido, è stato necessario però trovare circa 12000 euro ed è stato fatto in Giunta e non in consiglio. Cambia poco nella sostanza, la motivazione è stata l’urgenza di determinati impegni e speriamo che sia davvero così e non sia invece il debutto di un metodo. L’unica cosa che mi verrebbe da dire è di carattere generale, mi piacerebbe cioè che vengano resi noti i motivi di tutte le spese, perché si tratta di soldi pubblici e credo che bisognerebbe comunque indicarne la destinazione. Ma le perplessità che ho non derivano certo da questo, ma dalla decisione di sospendere la commissione edilizia e dalle nomine alla Solbiate Olona Servizi. E’ curioso, in sostanza, che una lista che ha basato molto della sua campagna elettorale sul concetto di trasparenza potesse essere subito criticata proprio su questo argomento. Comincio dalla commissione e dico che mi sembra una decisione davvero strana. La motivazione data è che si tratta di un organo che porta via tempo, e in un momento così peculiare come questo, in cui deve essere allestito e approvato il PGT, è meglio lasciar fare all’Ufficio Tecnico, più competente ed esperto (oltre all’assessorato ovviamente). Si tratterà comunque di una fase di sperimentazione di cui verranno valutati gli effetti e i risultati. Sarà, non ho motivi per dubitare della buona fede di questa scelta, però qualcosa mi suona storto. Che la commissione edilizia funzionasse male o facesse perdere tempo può anche darsi, non so, ma la risposta è stata un allontanamento dalla trasparenza. Di fatto le commissioni non sono formate necessariamente da esponenti della maggioranza o delle minoranze, ma anche da semplici cittadini con determinate competenze che possono dare consigli o opinioni sulle scelte che vengono fatte, e che quindi sono espressione della società civile solbiatese. Sospendere la commissione vuole dire che i cittadini perdono uno dei loro potenziali punti di riferimento proprio in questa fase, che è così cruciale. Non mi sarei aspettato che una lista che accusava l’amministrazione precedente di fare tutto nelle “sacre stanze” si sarebbe adeguata così velocemente (anche se non so quanto possa essere sacro l’Ufficio Tecnico). Ribadisco il concetto: in una situazione legislativa in cui la Giunta detiene il 95% del potere decisionale ed esecutivo, mantenere in piena efficienza tutti i sistemi consultivi, ancora meglio un vero e proprio contropotere interno, diventa una priorità fondamentale di una amministrazione che vuole essere aperta e trasparente. Se la commissione non funzionava andava migliorata, non sospesa. Ripeto che non ho motivi per dubitare della buona fede della scelta e ho piena fiducia nell’assessore Cristina De Simone, ma si tratta di una decisione rischiosa dal punto di vista dell’immagine che viene data e delle sue possibili conseguenze. Poi ci sarebbe la questione SOS. La Voce Solbiatese ci ha sfinito per anni accusando la vecchia amministrazione di non aver voluto un membro della minoranza nel CdA, e quando è toccato a loro decidere vediamo che nel nuovo organigramma non è stato nominato un membro indicato dalla minoranza. Anche in questo caso non voglio stare a questionare sul valore dei singoli, si sarebbe semplicemente trattato di dare spazio ad un membro interno che avesse le funzioni di garante, pienamente credibile se indicato appunto dalla minoranza, e sempre in nome della trasparenza. La motivazione data, cioè che si vuole privilegiare la continuità tecnica, regge fino ad un certo punto, perché un solo membro, l’ex presidente Frigoli, è stato confermato (come consigliere), mentre gli altri due sono cambiati, e quindi è difficile parlare di continuità. In ogni caso le proteste delle minoranze sono state molto labili (per ora) quindi forse è un falso problema. Comunque delle minoranze non parlo, mi è stato detto molto chiaramente che non ho il diritto (o non sono degno) di muovere loro critiche in quanto non sono riuscito a diventare consigliere comunale. Si tratta quasi certamente di una battuta scherzosa (?), ma nel dubbio che ciò sia vero mi limito a dire la mia opinione, sperando che almeno questo mi sia concesso, e dico anche che se non ho il diritto (non sono degno) di fare critiche, non ho nemmeno il diritto (non sono degno) di fare i complimenti quando lo riterrò opportuno (controbattuta scherzosa fino a un certo punto). Dico solo che avrei scommesso in una levata di scudi a fronte della decisione dell’amministrazione di non diminuire i propri emolumenti per far fronte ad una situazione finanziaria difficile (sei assessori più il sindaco per circa ottomila euro al mese complessivamente per dodici mesi per cinque anni fanno intorno al mezzo milione di euro di compensi per la Giunta, e poter contare su una parte di questi soldi avrebbe fatto comodo per tante possibili iniziative). La levata di scudi me la sarei aspettata soprattutto dopo la metafora del sindaco Melis relativa al padre di famiglia che quando è in difficoltà taglia le spese inutili (non ci sarà la gita a Gardaland ma non è che mi strappi i capelli per questo). Sarebbe stato semplice dire che il padre di famiglia in difficoltà rinuncia a qualcosa per sé per darlo ai figli, cosa che questa amministrazione non ha nessuna intenzione di fare, ma l’assist non è stato colto. Ops, dimenticavo, non sono degno, chiedo scusa, e poi comunque mi dicono che la questione salterà fuori con vigore quando sarà più opportuno e io attendo fiducioso. Rimango però dell’opinione che questa amministrazione vada per lo meno incoraggiata, per il momento, prima di tutto perché conviene a tutti, secondo perché è giusto che si faccia una idea chiara di come funzionano le cose. Ci sarà eventualmente il tempo e il modo per presentare il conto e chiedere conto (finezza linguistica) di eventuali promesse non mantenute, se ce ne saranno. Forse però qualche buccia di banana andrebbe evitata da subito (io ci provo lo stesso a fare qualche critica, per lo meno fino a quando anche loro mi diranno che non ne sono degno).

venerdì 17 luglio 2009

Live Report: Consiglio comunale del 16 luglio 2009

Secondo Consiglio comunale per l'Amministrazione Melis: dopo i convenevoli al Centro Socio-Culturale ieri sera si è passati ai fatti.
In apertura di seduta il Sindaco Melis ha informato della nomina del nuovo CdA di Solbiate Olona Servizi, che sarà presieduto da Primaldo Piccinno e i cui consiglieri saranno Livio Frigoli e Mario Caprioli. I motivi sono di carattere tecnico ed escludono completamente la politica.
Antonello Colombo (Progetto Solbiate) ha fatto notare che il procedimento di nomina è stato identico a quello di cinque anni fa, e cioè non interpellando le minoranze. Ai tempi vi erano state vibranti proteste da parte de LaVoceSolbiatese, ora in maggioranza.
Giuseppe Bianchi (Per Solbiate PdL – Lega Nord) ha affermato che una scelta tecnica può solo far piacere, essendo stata la stessa sua linea cinque anni fa.
Matteo Corti (Prog. Sol.) ha domandato al Sindaco se quindi escluderà ogni interferenza politica e Melis ha risposto affermativamente.
Simona Cassarà (PdL – Lega Nord) ha voluto ricordare che Frigoli è stato sindaco di Castellanza.
Melis ha concluso ribadendo la natura tecnica della scelta, dettata dalla volontà di far funzionare in maniera virtuosa S.O.S.

Dopo la lettura e approvazione del verbale della seduta precedente, si è passati a esaminare il secondo punto, e cioè una variazione di bilancio preventivo 2009.
Il Sindaco ha introdotto, affermando che la situazione economico-finanziaria è critica: chiunque ci fosse stato al suo posto avrebbe avuto difficoltà nel rispettare il patto di stabilità.
Bazzani (Voce Solbiatese) ha illustrato la manovra, che consiste nello “spostamento” di 11.800 euro verso spese correnti, su domanda dei funzionari comunali. In seguito alla richiesta di Antonello Colombo, Bazzani è entrato nel dettaglio: 8.800 euro derivano dalla compartecipazione entrate IRPEF e i restanti 3.000 sono stati sottratti alla voce “tutela ambientale del verde”.
Corti ha incalzato Bazzani ricordando che, prima di compiere manovre del genere, Progetto Solbiate aveva auspicato che gli amministratori riducessero il proprio emolumento, invece si sono sottratti soldi al verde e tra l'altro non si farà la gita a Gardaland.
Melis ha sostenuto che il taglio degli emolumenti non è un loro dovere: non era inserito nel programma e perciò non si sentono obbligati; la gita a Gardaland non si farà perchè in tempo di crisi è necessario eliminare il superfluo. Bazzani ha inoltre sottolineato che la causa ambientale è tra le loro priorità, ma questa era una situazione di emergenza. (Solitamente le variazioni di bilancio preventivo si fanno in Consiglio, non in Giunta, a meno che dettate da necessità di particolare urgenza: ieri sera si è proposta la ratifica della delibera di Giunta)
Giuseppe Bianchi si è infine detto d'accordo con la manovra perchè necessaria.

Terzo punto all'o.d.g. il Piano di diritto allo studio 2009. L'assessore Sansalone ha detto di voler proseguire la strada tracciata dal passato assessore Scattolin, garantendo il diritto allo studio a tutti, con un particolare occhio di riguardo a disabili e stranieri. Per questo motivo la manovra supera i 300.000 euro.
Le novità principali sono che alle scuole medie non ci saranno le attività pomeridiane (per motivi non comunali: grazie governo Berlusconi!) e quindi l'amministrazione valuterà la possibilità di organizzare autonomamente delle attività.
Alle scuole elementari verrà ampliato il refettorio a causa dell'aumento di bambini.
Giuseppe Bianchi ha chiesto se i ragazzi bisognosi di assistenza segnalati dalla scuola fossero aumentati e Sansalone ha risposto che non conosce il numero dell'anno precedente, ma comunque la risposta del Comune è in linea con le domande della scuola.
Antonello Colombo si è detto favorevole alla manovra, che di fatti è stata votata all'unanimità.

Il quarto punto discusso è stata la sospensione del funzionamento della Commissione edilizia. L'assessore De Simone ha spiegato che è un organo attraverso il quale passano tutti i progetti ma che non ha nessun potere vincolante. Si propone di sospenderla per snellire l'iter burocratico e quindi responsabilizzare l'Ufficio tecnico. Inoltre verrà costituita una Commissione urbanistica, che quindi lavorerà sul territorio solbiatese in maniera più organica, considerandolo nel suo complesso. Comunque si tratta di una sospensione temporanea: nel caso potrà essere riabilitata.
La discussione al riguardo è stata lunga, perciò cercherò di riassumere le posizioni.
Per Solbiate PdL – Lega Nord ha espresso perplessità sulla soppressione perchè si tratta di un supporto tecnico importante e quindi sarebbe stato meglio mantenerla attiva e poi valutare. Inoltre anche la Commissione urbanistica non avrà potere vincolante, perciò si rischia di delegare tutto a Ufficio tecnico e soprattutto all'Assessorato all'Urbanistica, che però, essendo una carica politica, difficilmente potrà svolgere un incarico puramente tecnico. L'hanno definita una “malignità”, ma hanno fatto notare che a settembre il Piano di intervento su via Vignole, progettato dall'Arch. Colombo (capogruppo di maggioranza), così facendo non passerà in Commissione edilizia.
Progetto Solbiate ha ribadito l'importanza della Commissione edilizia, poiché l'Ufficio tecnico non può da solo assumersi tutte le responsabilità: la Commissione poteva riscontrare anche eventuali errori. Se davvero rallentava così tanto forse sarebbe stato più opportuno migliorarla, non sospenderla.
Progetto ha sostenuto che stiamo attraversando una fase cruciale per il territorio solbiatese, soprattutto per l'elaborazione del Piano di Governo del Territorio. Per verificare la bontà del provvedimento Corti ha insistito a lungo sulla necessità di avere dei dati sul funzionamento attuale dell'intera macchina, per poi poterli confrontare tra alcuni mesi (sei o sette ha detto Melis) con i nuovi dati, e quindi valutare questa decisione: non è detto che l'eliminazione di un passaggio migliori e velocizzi una procedura, ma anzi spesso succede il contrario.
L'amministrazione ha risposto alle critiche facendo notare che a) si tratta di una sospensione non definitiva; b) si tratta di una prova “sperimentale”: tra sei o sette mesi potremo valutare assieme il da farsi; c) la Commissione urbanistica allargherà il più possibile la gestione del territorio, considerando ogni singolo intervento come parte di un unico quadro d) la Commissione in passato non era formata da tecnici e da un numero limitato di persone: ora in Amministrazione ci sono due architetti che potranno aiutare l'Ufficio tecnico e) i progetti più importanti passeranno comunque in Consiglio comunale, organo di espressione popolare.
Le minoranze hanno votato compatte contro.

Ultimo punto all'o.d.g. è stata la modifica del regolamento della Commissione paesaggio, per adeguarla alla legge regionale. Con la modifica, i membri di detta Commissione non potranno essere membri di altre commissioni e non potranno pronunciarsi su questioni che riguardano direttamente i propri interessi o quelli di loro famigliari.
Tutti favorevoli.

mercoledì 15 luglio 2009

Succedono cose leghiste in quel di Gerenzano


A seguito dell'odioso fatto successo a Gerenzano, trovate qui sotto il mio commento e quello di Ivan Vaghi.

Gerenzano is burning
di Stefano Catone

Questo blog aderirebbe molto volentieri allo sciopero contro il DDL Alfano. Purtroppo la missione è conservare la propria libertà di pensiero, e per farlo non si possono ignorare dichiarazioni terribili.

L’assessore alla sicurezza di Gerenzano, tale Cristiano Borghi, ha scritto che

«chi ama Gerenzano non vende e non affitta agli extracomunitari». Regolari o irregolari non fa differenza, gli stranieri non devono entrare a Gerenzano.

«Abbiamo contribuito – si legge nell’articolo di Borghi – a rivalutare anche dal punto di vista culturale i nostri cortili, attribuendo ad ognuno di essi il vecchio nome utilizzato dai nostri anziani. Per rivalutarli dal punto di vista estetico però devono intervenire i proprietari che, in alcuni casi, piuttosto che mettere mano al portafogli e dare una rinfrescata alle proprie abitazioni, hanno pensato bene di venderle o di affittarle agli extracomunitari»

Regolari o irregolari, sono comunque una minaccia all’identità locale.


La distinzione è razziale. Non conta che siano regolari, che abbiano un lavoro, che paghino le tasse, che mandino i propri figli a scuola: conta che siano extracomunitari o, forse (non è chiaro), stranieri.

Io non sono un giurista, ma qualche esame di Diritto internazionale l’ho dato e una politica del genere è classificabile come “genocidio“:

(c) Influenzare deliberatamente le condizioni di vita del gruppo con lo scopo di portare alla sua distruzione fisica totale o parziale;

(d) Imporre misure tese a prevenire le nascite all’interno del gruppo;

I gruppi che la Convenzione sul Genocidio (1948) su citata considera sono: nazionale, etnico, razziale e religioso. Non è necessario che un singolo atto si inserisca in una prassi (in un disegno) sistematica ed estesa: basta un singolo atto.

Riguardo poi la questione dell’identità locale, questa non è la mia (la nostra) identità (locale o globale che sia). La mia identità rispetta le altre identità, la mia identità guarda al prossimo, lo tutela, lo aiuta se in difficoltà. Non lo “tollera” (come ho letto, indignandomi, da qualche parte) ma lo accoglie e lo integra nel gruppo. La mia identità distingue i delinquenti dai non delinquenti.

Chiamatemi cattolico, chiamatemi comunista, io mi definisco Democratico.


Adesso basta
di Ivan Vaghi

Adesso basta nascondersi, i leghisti, che siano attivisti o semplici elettori, mi devono dire con chi ho a che fare, se con un movimento politico con il quale dialogare e magari sforzarsi di trovare dei punti di contatto, oppure con un gruppo di persone che prende a pretesto la politica per sfogare il proprio istinto razzista e xenofobo. E´ una domanda provocatoria perché non posso pensare davvero di trovarmi in mezzo a milioni di persone di quest´ultimo tipo. Però mi sono anche stufato di vedere Borghezio che va ai raduni nazisti, Salvini che vuole mettere i mezzi pubblici riservati agli stranieri, la giunta di Gerenzano (leghista ovviamente) che dice: "gli stranieri, regolari o irregolari che siano, ci contaminano", e il primo ministro italiano (leghista) che gode quando una nave di poveri diavoli viene condannata a non si sa bene cosa, ma sicuramente a chissà quante morti in mare. A me questi leghisti fanno schifo. Come persone prima che come politici. E come politici non posso fare a meno di disprezzarli, perché hanno sempre difeso questi loro comportamenti o al limite li hanno minimizzati, definendoli bravate, esternazioni da osteria o linguaggio da comizio, peccato che è la stessa cosa che si diceva all´inizio della "gioventù hitleriana" o delle "camicie nere". Stessa cosa identica, poi ce li siamo trovati per strada con i manganelli, e fra poco succederà ancora, mai sentito parlare delle ronde? E vi assicuro che Mussolini all´inizio non aveva tutto il seguito popolare che ha la Lega oggi.
Per cui adesso basta, mi rivolgo ai milioni di elettori della Lega, mi rivolgo ai mille solbiatesi (su tremila e non so quanti elettori) che hanno votato la Lega il mese scorso: ditemi chi siete veramente e che cosa volete, perché non è più accettabile che vi nascondiate dietro slogan di cui non conoscete il significato, che vi esaltiate con le metafore sessuali forse, che so, per compensare le vostre difficoltà in quel campo, che vi disinteressiate completamente della politica e votiate Lega per protesta, perché allora mi dovete dire nei confronti di chi protestate e per quale motivo, mi dovete dire se siete razzisti o no perché voglio sapere i nomi di chi devo disprezzare, fosse anche gente con cui ho condiviso molto finora (ognuno ha un qualche limite che non ha intenzione di superare, uno dei miei è condividere qualcosa con i razzisti), e soprattutto mi dovete dire come fate a conciliare la vostra pretesa difesa della religione cristiana con l´odio razziale e
l´intolleranza religiosa, perché Gesù, e non ho paura di smentite, ha detto
tutt´altro. Prendere dalla religione quello che è più comodo e confortante e far finta di dimenticarsi di tutto il resto non è da cristiani, per cui evitate di dire in giro che lo siete, perché non è vero.
Se invece avete voglia di parlare seriamente di immigrazione, di sicurezza, di struttura dello stato o anche di religione non ci sono problemi, venitemi a cercare, però prima dovete liberarvi di certa gente, oppure smetterla di votarli, sempre che lo vogliate veramente.

lunedì 13 luglio 2009

Riunione di Circolo

Mercoledì 15 luglio alle ore 21.00 si terrà una riunione di Circolo presso lda sede di Fagnano Olona, in via Roma 65.

La discussione si articolerà sul seguente o.d.g.
- Elaborazione di una struttura del Circolo, attraverso la creazione di "gruppi di lavoro";
- Partecipazione al "Coordinamento PD Valle Olona";
- Processo congressuale e tesseramento;
- Varie ed eventuali.

Dato che ci autodefiniamo democratici, e che la democrazia senza partecipazione non può esistere, invito tutti a esserci, per poter dire la propria o semplicemente ascoltare. Invito a portare un amico (a anche più di uno) perché più siamo e più ci divertiamo. O meglio, più siamo e più il Partito Democratico potrà finalmente partire e finalmente essere democratico.

Per i non tesserati: per poter partecipare alla fase congressuale (pre - elezioni primarie) bisogna tesserarsi entro il 21 luglio. E' un'occasione per costruire il PD che vogliamo, e che nessuno ha ancora visto.

S.C.

venerdì 10 luglio 2009

Il dopo Congresso

Ohibò, il Congresso non c’è ancora stato e già questo pensa al dopo? Ebbene sì, quando si dice l’essere avanti… In realtà mi baso su una relazione presentata al Lingotto di Torino e relativa ai problemi della comunicazione ma soprattutto della percezione della comunicazione politica del PD e non solo del PD. Insieme ad altri esperti del settore, Massimo Alesii ha esordito dicendo che, in base a quanto emerge dai sondaggi, l’Italia è un paese diverso da quello che si può pensare partecipando a un convegno come quello di Torino. Là c’era gente interessata, motivata, propositiva e anche autocritica, mentre nel nostro paese le persone sono invece distanti dalla politica e non credono più ai partiti, che non sono più visti come punti di riferimento. Ovviamente le persone non credono più nemmeno ai politici e a quello che dicono, rimane la fedeltà alla coalizione di riferimento, e i voti si spostano di solito all’interno delle coalizioni stesse. La scommessa per il PD è quindi quella fare uscire dalla “Sala dei 500” del Lingotto quell’energia vitale che lì era fortissima, e che poi è quella di chi crede nella vera politica. Il trend invece è quello di un paese deluso, e i dati lo confermano in modo inequivocabile: i non votanti sono passati in poco tempo da 10 a 16 milioni; i voti della Lega Nord sono passati da 1 milione e 700 mila a più di 3 milioni; l’Italia dei Valori è aumentata del 179%. Qualcuno evidentemente riesce ad intercettare i voti dei delusi, vuoi con il lavoro sul territorio vuoi grazie al web.
Quello che è certo, e di cui ci eravamo già accorti, è che non esiste più l’identificazione delle categorie sociali con i partiti politici: il 40% degli operai vota la Lega, mentre la PdL ha guadagnato voti tra i pensionati e le casalinghe ma li ha persi tra gli imprenditori e i disoccupati (ricordate la promessa del milione di posti di lavoro?). All’interno delle categorie professionali vediamo che in quella che era da sempre considerata una roccaforte del centro sinistra, cioè gli impiegati e gli insegnanti, è stato perso circa l’8% dei voti, che però è rimasto a sinistra (più a sinistra). Interessante (e anche forse un po’ allarmante) il dato degli studenti, dove il PD è passato dal 37 al 27% mentre l’IdV dal 4,5 al 12%. Sono aumentati anche i voti degli altri partiti della sinistra, in modo da determinare una crescita complessiva dell’area nonostante la perdita secca del PD. Se andiamo poi a vedere il voto degli under 34 vediamo che i dati ricalcano abbastanza quelli generali, con un 2% in meno per la Lega, un 2% in più per l’IdV, qualcosa in più per l’UDC e anche per Sinistra e Libertà e Rifondazione, che sono entrambe oltre il 4%. Sembrerebbe quindi che ci sia, da parte dei giovani, un maggiore interesse per i partiti minori.
Cosa fare quindi dopo il Congresso per ripartire alla conquista dei voti, o meglio, dei consensi perduti? La risposta in apparenza più semplice è guardare a quell’enorme bacino potenziale rappresentato dagli astenuti. Se gli italiani sono disillusi bisognerà riaccendere in loro l’immaginazione, fare proposte che possano scuotere le coscienze, e che siano proposte convincenti, comprensibili e ovviamente in linea con il bagaglio culturale del centro sinistra: solidarietà sociale, neutralità dello Stato nelle questioni etiche, regolamentazione dei conflitti di interesse, riforma del welfare, riconsiderazione dei confini tra politica ed economia. Proposte chiare, non ondivaghe, e coraggiose senza essere populiste. Cito Debora Serracchiani e dico con bisogna parlare alla pancia delle persone, ma alla loro testa e al loro cuore.
Questo forse non basterà, e bisognerà guardare alle alleanze, forse. Ci sono due possibilità di alleanze: la linea d’Alema, che prevede l’accordo con l’UDC, abbandonando quindi il bipolarismo veltroniano e senza di Pietro e i radicali, ma rinunciando così per sempre alla laicità dello Stato; la linea del fronte comune, tipo Prodi per intenderci, che prevede invece la riunione di tutte le forze politiche che si ritengono alternative a Berlusconi (e che comunque, nonostante tutto, sono ancora la maggioranza). Ci sarebbe poi l’ipotesi veltroniana, che sarebbe poi quella di conquistare tutti con la forza delle idee (magari anche attraverso il ricambio generazionale). Qualcuno dirà che è stata l’ipotesi perdente. Non che le altre due…
Comunque, ognuno la pensi come vuole, quello che è certo che non si potrà prescindere da proposte “culturalmente” rivoluzionarie, come è stato per la green economy di Obama. Così come non si potrà prescindere dall’affrontare la questione settentrionale. Anche qui c’è una scommessa da vincere, e cioè non cedere alla rassegnazione di accontentarsi di quello che l’elettorato può dare. Le ultime amministrative hanno dimostrato che lì dove il PD ha lavorato bene su questioni importanti, come la raccolta differenziata e le energie rinnovabili, ha stravinto con voto plebiscitario. Sto parlando di Montebelluna nel trevigiano, la città con il più alto reddito pro capite d’Italia (e quindi in teoria dalla parte di Berlusconi), dove il lavoro sul territorio ha risparmiato alla città la costruzione di un inceneritore (mumble mumble) e ha determinato la riduzione delle tariffe. Sto parlando anche di Vicenza, dove il PD, proponendo volti nuovi, dando fiducia e responsabilità ai circoli (quindi lavorando sul territorio) e utilizzando un linguaggio meno ideologico e più comprensibile (e anche questa cosa merita approfondimento), è riuscita ad occupare lo spazio altrimenti preda degli insulti e del disprezzo della Lega. E portando anche a casa il risultato. Queste cose ce le hanno spiegate Laura Puppato, sindaco di Montebelluna, e Alessandra Moretti, vicesindaco di Vicenza, due donne (di 52 e 36 anni), e anche questo forse non è un caso.
Gli spazi ci sono, le modalità forse anche, bisogna crederci e avere coraggio.

venerdì 3 luglio 2009

Lo spirito del Lingotto


Due anni fa al Lingotto di Torino è partito ufficialmente il progetto del Partito Democratico, l’ultima speranza, lasciatemelo dire, di un’alternativa vera e credibile allo strapotere berlusconiano e a tutto quello che ne consegue. A due anni di distanza siamo già qui che ci lecchiamo le ferite e che consideriamo come una mezza vittoria l’avere perlomeno mantenuto i sindaci delle nostre roccaforti storiche. Ma la speranza è tutt’altro che morta, anzi, è più viva che mai, e la dimostrazione l’abbiamo avuta proprio al Lingotto, non a caso scelto come luogo simbolo di riscossa. Dobbiamo però prima fare un piccolo passo indietro e andare a Piombino, dove qualche tempo fa un gruppo di giovani attivisti del PD si è trovato e ha discusso il futuro del partito, o meglio, il futuro che loro speravano dovesse avere il partito. Ne è uscito un documento, il “Documento di Piombino” appunto, in cui sono state indicate e proposte le linee guida del partito che i “piombini”, così come da quel momento sono stati chiamati, vorrebbero venissero applicate al PD. Da allora i piombini si sono trovati altre volte, con sempre maggior seguito e alcune clamorose vittorie, come l’elezione di Debora Serracchiani (38 anni) al Parlamento europeo con un risultato simile a un plebiscito (ha preso più voti di Berlusconi nel Nord Est, mica cotica). L’ultima di queste riunioni, in ordine di tempo, è avvenuta appunto al Lingotto sabato 27 giugno, incassando una grande partecipazione di pubblico e anche la visita, non prevista, di Franceschini e Bersani, i due contendenti principali (finora) alla carica di segretario. E’ evidente quindi che sebbene giovani e poco conosciuti (finora), la forza delle loro idee, sia adesso che soprattutto in prospettiva, sta attirando grande interesse.
Ci sono stati moltissimi interventi, alcuni più significativi perché rappresentano l’essenza stessa del Documento di Piombino. Uno dei componenti fondatori è Pippo Civati (34 anni): “E’ il momento di costruire un partito di cui essere orgogliosi, dobbiamo smetterla di lamentarci e passare all’azione, dobbiamo decidere di fare qualcosa e poi fare proprio quella. E’ il momento di finirla con il dualismo tra DS e Margherita (30 secondi di ovazione), i nostri rivali devono essere i problemi del paese e non i nostri compagni di partito. In Italia la giustizia è troppo poco difesa, il futuro è troppo poco considerato, bisogna affrontare i problemi e discutere di quelli, prima ancora di decidere quali persone se ne devono occupare. Il PD deve essere costruito in ogni circolo, nel territorio e per il territorio perché dobbiamo diventare gli interlocutori dei cittadini. Dobbiamo costruire un partito orizzontale, non gerarchico, che lavori di squadra e non per cordate, non possiamo più perdere altre occasioni. Il futuro si costruisce avendo come tema strategico l’ambiente e la sostenibilità (inciso, erano i capisaldi del programma di Solbiate Democratica, ma giuro che non abbiamo copiato), attraverso l’alleanza, non più rimandabile, tra ambiente e tecnologia. E’ il momento di dire che vogliamo uno stato laico, che vuol dire anche libertà, sicurezza e rispetto per gli altri, è il momento insomma dei nuovi democratici (ovazione)”. E’ entrato più nel merito dell’organizzazione del partito Oleg Curci (40 anni): “Il prossimo congresso non deve essere il luogo della resa dei conti, in una rocca inaccessibile dove si decide sulle cose da fare in base alle scelte del momento e non dopo discussione dei problemi. Il PD deve essere un partito di condivisione politica e i circoli ne devono rappresentare la spina dorsale, come del resto dice l’articolo 28 dello Statuto, che impone la consultazione degli iscritti nelle decisioni da prendere. E’ il momento di fare un passo avanti anche organizzativo, attraverso la messa in rete dei circoli, che dovranno avere una anagrafe delle competenze e delle risorse, oltre che un calendario delle iniziative da rendere accessibile alla consultazione, in modo da ottimizzare le potenzialità degli iscritti e raggiungere più gente possibile sul territorio. Sarebbe anche il caso di distribuire i rimborsi elettorali ai circoli (see, magari..)”.
Uno degli affondo più significativi è arrivato da Sandro Gozi (41 anni): “Mai come oggi abbiamo bisogno di cambiare, in ottemperanza ai grandi cambiamenti che stanno avvenendo in politica, economia e società. E invece noi abbiamo cambiato i simboli ma le persone sono rimaste le stesse, e anche le logiche sono le stesse di sempre. Smettiamola guardare alle provenienze, guardiamo invece agli elettori, perché le alleanze appassionano solo i dirigenti e non gli elettori, che invece vogliono sapere come la pensiamo sulle questioni importanti. E’ il momento di decidere se abbiamo il coraggio di cambiare oppure dare per fallito il progetto del PD. Basta devozione alle tattiche, prima diciamo chi siamo e cosa vogliamo, e lo facciamo in modo da farci capire, poi si pensa, forse, alle alleanze. Ma la cosa irrinunciabile è cambiare le facce, adesso è il momento di pretendere l’impossibile, perché da come siamo messi essere molto bravi non basterà”. Concetto ripreso e sottolineato da Pierfrancesco Majorino (36 anni): “Nel PD non si sta parlando dei temi ma solo delle candidature e delle cordate a sostegno di questo o quello. Berlusconi sta portando il paese al declino e noi non stiamo ancora dando la nostra proposta, come ad esempio ha fatto Obama con la conversione ecologica dell’economia. Dobbiamo anche farci tornare l’ossessione di consumare le suole nei quartieri e portare avanti il bagaglio culturale che ci rappresenta”.
Il bagaglio culturale che ci rappresenta, ed è stato ribadito più volte da altri interventi, è la solidarietà, la laicità dello Stato, il rispetto delle regole, la meritocrazia, e chi non lo accetta, come ha detto chiaramente Ignazio Marino (54 anni ma il più giovane di tutti), può anche togliere il disturbo (ovazione).
Non pensiate però che lo spirito del Lingotto sia solo distruzione, anzi, è soprattutto ricostruzione, secondo altri presupposti e altre regole, e soprattutto altri protagonisti. Hanno fatto fuori Veltroni per una guerra interna tra bande e non possiamo permetterci che facciano fuori qualcun altro per qualche altro regolamento di conti, perché intanto stiamo perdendo consensi e credibilità. Quello che non possiamo più permetterci, secondo i piombini, è un partito chiuso su se stesso che guarda solo al suo interno, che perde la capacità di parlare con la gente e di ascoltare le richieste della gente. E’ il senso del partito orizzontale e del partito dei circoli, che sia inclusivo e non esclusivo, che sia in grado cioè di raccogliere i consensi di chi si riconosce nel bagaglio culturale che ci rappresenta e che non sia invece solo un esercizio di gestione del potere. Ma soprattutto deve essere un partito con una identità forte, che abbia una discussione al suo interno ampia ed approfondita, ma che alla fine esca con una posizione e la segua e la difenda con tutte le proprie forze, altrimenti non solo si perdono comunque i voti, ma si perde anche l’identità stessa del partito.
La scommessa da fare è sostenere che i cittadini siano già pronti al cambiamento, e il PD deve riuscire ad esserne portavoce e guidare il cambiamento stesso. E’ già successo, negli Stati Uniti pochi mesi fa, e per citare ancora una volta il protagonista Obama: “I believe in change because I believe in you (Credo nel cambiamento perché credo in voi)”.